VACANZE A LOANO

INTRODUZIONE

Marco e Luisa ambedue settantaduenni sono sposati da 50 anni e da tempo hanno preso l’abitudine di passare tutto il mese di febbraio a Loano, in Liguria. Hanno due figli sposati e completamente indipendenti ma molto vicini spiritualmente perché legati da un profondo affetto. Erano stati loro una decina di anni prima a portarli a Loano per farli convinti di un cambiamento. Avevano spiegato che nella città di loro residenza l’inverno era sempre brutto tempo. Da quando avevano smesso di sciare quei mesi pieni di nebbia con un’umidità che entrava nella pelle li avevano convinti di non muoversi più da casa per tutto l’inverno, né alla sera né di giorno a far passeggiate accompagnate a qualche pranzetto nei ristorantini che frequentavano da molto tempo. Ecco avevano spiegato sempre i figli, qui in Liguria d’inverno state bene e passato febbraio quando tornate a casa l’inverno è praticamente finito e vi godete l’arrivo della primavera con tutte le gioie della bella natura che si risveglia. I due coniugi accettarono di fare una prova. I figli li avevano in un certo senso consegnati all’albergatrice la quale aveva garantito che avrebbero trovato l’amicizia di loro clienti vecchi non tanto per la loro non più giovane età quanto invece per un’amicizia che si rinnovava di anno in anno. Così accadde anche a Marco e Luisa.

IN ALBERGO A LOANO

Quando il primo di febbraio arrivavano e prendevano possesso della loro solita camera fronte mare, con una bella terrazza dalla quale godere un tiepido sole che faceva ricordare negativamente la nebbia di casa, le giornate le passavano veramente bene. La mattina la colazione era fatta nel piano attico dove era soprattutto una varietà di marmellate deliziose perché, a detta della padrona, fatte con la frutta del loro podere, podere tanto decantato da convincerli che un giorno avrebbero portato i clienti a visitarlo non solo per constatare personalmente l’ampio frutteto ma per godere di un panorama splendido e di un sole che, sia pur ad una quota abbastanza elevata sopra quel mare era tuttavia cosi splendido da ammirare e da offrire un clima che dava alla loro frutta un sapore inconfondibile.
Tutto ciò ed anche il molto altro che seguirà nel racconto, portò piena convinzione ai due coniugi che, senza accorgersene per dieci anni consecutivi, il mese di febbraio lo avevano passato là. Il fattore che risaltò in maniera superlativa è stata l’amicizia sorta con i coinquilini di albergo.
Da rilevare una caratteristica che contribuiva tanto a un lieto connubio tra persone dapprima estranee. L’albergo a quattro stelle sarebbe stato caruccio per i frequentatori costituiti da anziani pensionati ma che disponevano di un reddito totale medio per il quale un normale quattro stelle da frequentare per un mese all’anno avrebbe costituito una spesa di cui il bilancio familiare avrebbe risentito negativamente . Invece il costo giornaliero nella stagione fredda era molto contenuto, a detta della proprietaria, per la sua necessità di aver sempre l’albergo pieno estate ed inverno onde dar continuità di lavoro al loro ottimo personale che li spingeva a rifuggire totalmente dall’assumere stagionalmente sempre nuovo personale.
L’albergo al piano interrato era munito di un ampio spazio dedicato alla salute degli ospiti. Tra le attrezzature esisteva anche la grotta del sale. Il locale era interamente rivestito di sale : alle pareti e dal soffitto calavano delle stalattiti di sale mentre il pavimento era formato di una trentina di centimetri di sale in granelli per cui bisognava togliersi le scarpe ed indossare apposite calzature. Marco si alzava pesto la mattina, lasciando Luisa a letto e passava la prima ora della giornata lí dove si riteneva respirare più iodio che al mare. Null’altro da dire sulla colazione se non che in un angolo esisteva un attrezzo tagliente particolare per cui facendo scorrervi sopra una mezza forma di formaggio sita li di fianco si potevano ricuperare due fettine di un formaggio saporitissimo che concludeva la colazione dei molti ospiti.

GLI OSPITI DELL’ALBERGO

Ciò che merita un vero approfondimento è la descrizione degli ospiti diventati amici di Marco e Luisa.
Calza qui a proposito l’abitudine di Marco di essere riservato e quindi poco incline a far amicizia con estranei mentre l’opposto accadeva per sua moglie. Lei aveva uno spirito allegro ed una naturale predisposizione per rendersi simpatica a tutti.
In linea generale si può affermare che gli ospiti erano tutte persone anziane di tipologia molto diversificata e che avevano terminato la loro vita di lavoro spesso fuori casa e che finalmente passavano una vacanza abbastanza lunga e riposante.
Luisa era solita preferire le persone semplici dalle quali poter ricavare motivi di gioia nella conoscenza di particolari caratteristiche.
Per descrivere un po’ il suo carattere basterà un episodio , che pur non avendo nulla a che vedere con la nostra storia serve a far capire a fondo il personaggio Luisa.
Un giorno in una località dove si erano recati, i due coniugi stanno lentamente passeggiando quando Luisa vede una signorina che evidentemente stava esercitando il mestiere più vecchio del mondo cioè quello della prostituta. Lei nota che in quel momento la ragazza è priva di clienti e, annoiata nell’attesa, è spinta a camminare nervosamente avanti indietro. Marco nel vedere sua moglie che va a parlarle con tale personaggio, se ne vergogna e si allontana dicendole che tornerà dopo mezz’ora. Lei si avvicina e chiede di poter scambiare due parole. Luisa ha così modo di fare un’esperienza importante cioè quella di conoscere dal vero una vita del tutto particolare di cui non si sa nulla nel dettaglio.
Passata la mezz’ora torna il marito e capisce che le due donne sono diventate un po’ amiche ed infatti Marco sente la ragazza proferire queste parole: Luisa mi ha fatto tanto piacere parlare con tè però una cosa che devo assolutamente dirti : dovresti vestirti meglio, guarda me e fa un gesto significativo. La prostituta indica chiaramente minigonna vertiginosa di colore rosso ed una scollatura profondissima.

MARIA

Questa dunque è quella Luisa che si trova per un mese in albergo con tante persone che poi di anno in anno avrà modo di frequentare.
Come sua abitudine preferisce soprattutto interloquire con personaggi semplici ma caratteristici. C’è una signora bassa di statura e piuttosto obesa. Luisa fa subito amicizia perché Maria, questo il nome della signora è molto simpatica e subito le racconta con un parlare di accento meridionale la sua giovinezza. Insiste molto sulla fame che ha patito da giovanissima, fame la quale, fin da da giovane, l’ha cambiata totalmente avendole impresso nella mente una sofferenza inenarrabile per non avere avuto per anni ed anni nulla da mangiare ed in maniera così profonda da non riuscire nemmeno adesso, giunta alla vecchiaia, a superare quel pessimo stadio intellettuale. In pratica le accade tuttora di non sopportare quell’abbondanza di cibo per la quale molte derrate preziose vengono scartate, buttate tra la spazzatura. Questo fatto è per lei intollerabile. Lei non riesce a sopportarlo e tutte le volte che vede suo marito, oramai sazio, lasciare sul piatto un po’ di pastasciutta lei sente il dovere di mangiarsela. Allo stesso modo confessa che ha notato come Luisa si faccia portare sempre mezze porzioni e vorrebbe sapere il motivo. Le viene riposto che quelle normali per lei sarebbero porzioni troppo abbondanti e Luisa, proprio per evitare di lasciarle buttare nella spazzatura, preferisce le vengano portate sempre le mezze porzioni che Maria ha notato meravigliandosene ed arguisce: ma signora lei le ha pagate per porzioni intere e quindi è un delitto rinunciarvi. Risulta inutile ogni ragionamento. Per Maria il problema del mangiare è troppo importante ed è sempre presente nella sua mente. Il discorso termina con questa frase: so che questo retaggio che è impresso in me a caratteri cubitali mi causerà danni gravi ma non so che farci:, nella mia vita ho patito troppo la fame ed oggi non riesco a tollerare la situazione opposta di una sovrabbondanza ingiusta nel mentre io mi sfogo a mangiare ,mangiare, mangiare .
Poi quando vanno a passeggiare in riva al mare, Maria parte con Luisa e Marco dall’albergo ma dopo un centinaio di metri si ferma in una panchina asserendo che da giovane faceva grandi passeggiate ma adesso è vecchia e non ce la fa più.

IL SINGLE ANTONIO

All’albergo viene tutti gli anni il single Antonio con il quale Luisa parla spesso perché è un medico che lavora all’ospedale e lei è appassionata di notizie di tutte le malattie moderne e vecchie ed inoltre le discussioni fatte su importante argomento interessano tutto l’uditorio serale del dopocena.
Il medico, aprendosi dopo qualche giorno, racconta di essere sempre vissuto in casa con i genitori. Ora il papà, medico anche lui, non c’è più ed Antonio vive con la mamma la quale è l’unica donna con la quale egli parla. Ha ormai 55 anni ed egli ha sempre avuto un grande desiderio di farsi una famiglia, di trovare quella ragazza che non ha saputo rintracciare, colla quale mettere al mondo dei bambini che avrebbe adorato. La sua storia commuove tutti che nella generalità hanno espresso il parere che che il suo errore sia stato quello di non essersi allontanato per tempo dalla famiglia. Antonio lo sà, lo ha sempre saputo ed anche ora è ben convinto che sarebbe sempre tempo per tagliare questo cordone ombelicale con la mamma la quale alla fin fine gli fa fare tutto quello che vuole lei senza nemmeno dargli il tempo di esprimere l’eventuale suo dissenso. Lui è tanto buono che lascia alla mamma tutte le decisioni alla fine abituandovisi per la comodità di trovare sempre tutto risolto, tutto pronto. Alla fine egli si sente una persona inutile, sbagliata anche se ha innate qualità non ultima la passione per la musica.
Una sera, saputo della sua passione per la musica, viene invitato a suonare qualcosa al pianoforte dell’albergo. Antonio non acconsente per timidezza. Egli non vuole affatto mettere fuori tutta la sua bravura di cui è assolutamente certo ma che non ha mai fatto rilevare a nessuno al di fuori dei suoi famigliari ed a sua mamma in particolare,. Alla fine fa uno sforzo sovrumano con sè stesso ed accetta. Inizia con i notturni di Chopin suonati con tanto sentimento. Quando poi accenna ad una sua composizione con la quale ha voluto dar a intendere che l’ha composta quando era al massimo della demoralizzazione. Quelle note profonde e tragiche entusiasmano tutti e gli viene chiesto di continuare a suonare sue composizioni. Hanno fatto seguito pezzi meravigliosi alcuni pieni di una grande allegrezza oppure sentimentali: tutto molto applaudito, Poi ognuno ha detto piano piano al vicino il suo pensiero e sono tutti concordi nel dire un persona così sensibile che non abbia trovato la compagna adatta è un fatto incredibile.
Sono presenti a questa bella manifestazione musicale Attilio e Silvia.

ATTILIO E SILVIA

Si tratta di personaggi determinanti per il nostro racconto e che richiedono di ritornare indietro di tre anni per una loro corretta descrizione.
Siamo dunque tre anni prima quando si aggiungono alla vecchia comitiva dei nuovi ospiti : Silvia un signorina 52 anni che nella sua vita ha fatto la maestra di scuola ottenendo di andare in pensione quando era ancora giovane ed inoltre ha potuto anche fare la cantante lirica. Molto simpatica, colta e disposta a farsi amica di tutti con corrispondente grande accondiscendenza generale. Subito al primo anno nasce però un problema. Silvia vive del ricordo dei suoi successi (che non si sa bene quanto veritieri) e comunica di avere un nastro da far ascoltare. Tutti gli ospiti insistono per darle la massima soddisfazione. Lei vorrebbe venisse riprodotto dagli altoparlanti della sala ed ad alto volume un pezzo molto celebre nel quale lei di esibisce in una eccezionale serie di trilli ad alto grado di intonazione ma che però arrivano dopo un tempo di ascolto lunghissimo, per nulla interessante anzi molto noioso. L’uditorio che si stufa a morte ritenendosi effettivamente preso in giro: ma come farci stare all’ascolto di un pezzo d’opera lunghissimo che non ci interessa affatto ed il tutto per sentire tre trilli che durano trenta secondi!. Costituisce una vara eccezione a tutto ciò il personaggio Attilio che conoscendo a menadito il pezzo d’opera si esprime nel lodare la cantante ed inoltre a spiegare all’uditorio tutto il susseguirsi di avvenimenti che il pezzo d’opera rappresenta. Nella realtà chi era Attilio?
Si tratta di un ex funzionario della direzione della Fiat di Torino. Egli ha 85 anni e, cosa molto eccezionale, è accompagnato dalla giovanissima Caterina, una fotografa e corrispondente di una primaria rivista quindicinale. Egli ha tutte le qualità per essere considerato una persona molto colta in diversificati campi della conoscenza, della cultura e dell’industria, Nella sua qualità di responsabile Fiat di alto livello aveva girato il mondo in lungo ed in largo non soltanto per lavoro ma soprattutto per soddisfare la sua sete dli sapere in qualunque campo dell’umana vita, di conoscere, di imparare tutto . Tra le molte altre sue qualità aveva un grande amore per la musica classica ed anche operistica. Aveva visto e studiato a fondo la gran parte delle opere di cui ricordava particolari e addirittura le frasi più celebri dette dai protagonisti attori-cantanti.
Attilio aveva incantato tutti per il suo modo elegante e per la disponibilità di stare con tutti.
Nel secondo anno di permanenza a Loano di Attilio e Caterina, Silvia ha il coraggio di riproporre la ripetizione dell’ascolto del suo pezzo d’opera ma Attilio si accorge che in sala nasce un certo brusio per nulla promettente ed allora salva capra e cavoli facendo una proposta molto bella. Chiede a Silvia di dividere l’opera in tante piccole parti ognuna delle quali preceduta da una sua spiegazione di quello che il pezzo indica, eventualmente saltandone qualcuno che non avrebbe interessato il suo racconto. Di fronte al pericolo di soccombere all’ascolto ripetuto e quindi ancora più noioso del precedente, i presenti accolgono con piacere la proposta che avviene esattamente come previsto da Attilio. Le sue spiegazioni della trama dell’opera sono molto interessanti ed attentamente seguite dalla compagnia assieme ai pezzi cantati da Silvia. Alla fine tutti concordano nel dire che , grazie alle spiegazioni di Attilio ed alla voce di Silvia , hanno potuto conoscere un aspetto dell’opera che mai avrebbero ritenuto così interessante. Da questo scaturisce un ringraziamento generale ai due autori dell’avvenimento.
Ed ora torniamo al terzo anno da cui eravamo partiti nella retrocessione.

IL DECESSO DI MARIA

Siamo nell’ultimo dei tre anni di retrocessione. Di nuovo in febbraio e nell’albergo sono presenti i personaggi che conosciamo. L’albergatrice li riunisce per dare un brutto annuncio: Maria che tutti conoscevano non viene perché purtroppo è deceduta. L’annuncio produce un grande effetto tutti dichiarano che vedevano Maria sempre allegra e mai avrebbero supposto una cosa del genere.
Luisa in quel momento non può evitare il ricordo di Maria quando ha confessato : da questo mio modo di fare mi deriveranno tutti i mali possibili ma io non sò che farci e devo soltanto mangiare, mangiare mangiare.

SILVIA ED ANTONIO


All’albergo vengono poi alla luce anche aspetti interessanti.
Accade un evento eccezionale. Silvia, la ex maestra in pensione nonché ex cantante lirica, sta pensando di intraprendere un gesto che non solo non ha mai fatto nella sua vita ma un gesto che nel suo modo di pensare mai e poi mai avrebbe nemmeno pensato tra sè e sè: avvicinare per parlargli una persona maschile. Le era infatti accaduto di ripensare molto ai brani suonati al pianoforte da Antonio e di concludere che veramente la musica rifletteva i sentimenti alterni che l’autore stava provando al momento di effettuare la composizione al pianoforte e nel ripensarli li trovava avvincenti. A Silvia era arrivato pressante il desiderio di dover esternare all’autore di quella musica quello che aveva provato nel ricordarla e di pregarlo di farle risentire soprattutto un brano che aveva in mente.
Le mancava veramente il coraggio di fare una cosa che riteneva per se stessa impossibile. Invece una sera vedendo Antonio da solo e pensieroso si impose di avvicinarlo e di chiedergli se poteva parlargli un attimo. Ormai il dado era tratto, la parte più difficile per Silvia, cioè quello l che non aveva mai fatto in vita sua era avvenuta realmente. Antonio la ascoltò volentieri e quando sentì che dopo tanto tempo ricordava ancora la sua musica rimase estasiato rispondendole che era la prima volta che qualcuno esterno alla sua famiglia formulava un parere sui suoi componimenti musicali. Ma la cosa non finì lì. Antonio le disse che aveva scoperto un bar-caffè nuovissimo sito nel nuovo porto che a Loano era stato ricavato occupando un’ampia parte del mare e le propose di andare assieme a prendere un caffè in quella bellissima posizione dove si poteva parlare liberamente di questa sua impressione della sua musica. Ovviamente Silvia non solo accettò ma restò entusiasta dell’idea avuta da Antonio ed inoltre di essere stata per la prima volta invitata ad un caffè bevuto a quattr’occhi con un uomo e per di più in un locale straordinario posto in mezzo al mare ed a barche imponenti e bellissime.
Per dirla in breve la cosa si ripeté più e più volte e, cosa straordinaria, Antonio ripeté in albergo il suo concerto al pianoforte riscuotendo grande successo tra i personaggi del gruppo.
Per Antonio e Silvia i giorni passarono molto più velocemente degli anni precedenti mentre tutta la compagnia aveva capito e che stava succedendo un evento eccezionalissimo di cui si sarebbe visto il finale tra qualche tempo.

Gli occhi dei non più giovani e non innamorati ma invece risvegliati da un bruttissimo sonno che gli aveva precluso la parte miglior della vita e cioè la comunione di due modi di pensare, di agire e, in sostanza , di vivere, brillavano di una luce nuova, del riflesso di un sentimento che finalmente era entrato in loro due. .

ATTILIO E CATERINA

Ma la persona che era la più ammirata era sempre Attilio che continuava dimostrarsi quella grande e colta persona che è stata descritta.
C’era un dettaglio di cui nessuno sapeva nulla e d era la grandissima differenza d’età che esisteva fra i due conviventi Attilio e la Caterina. Soprattutto Luisa non riusciva a superare la realtà di non essere a conoscenza di qualche dettaglio, sicura che questo, vista la vera ed elevata caratura dei due personaggi, doveva per forza celare qualche fatto altrettanto bello ed importante. Luisa ne parlava spesso con il marito Marco in questi termini: io sono sicura che l’unione di personalità così spiccate deve essere partita da un fatto altrettanto se non ancora più grande, sensazionale. Invece Marco sosteneva il contrario. Stiamo parlando di persone di grado, di carattere, di cultura elevati sotto tutti i punti di vista ma allo stesso tempo umili, senza alcuno sfoggio di nessun genere . Secondo Marco la loro unione era partita da cose sublimi ma estremamente semplici. Tanto ne parlarono che un giorno Luisa preso il coraggio a due mani in un momento di grazia nel quale stava parlando del più e del meno con Caterina sfidò la sorte spiegando a Caterina stessa il dissidio tra lei stessa e suo marito Marco in quanto quest’ultimo sosteneva che la loro unione doveva essere nata dalla semplicità, dalla umiltà che li contraddistingueva entrambi. Luisa disse a Caterina. Io chiedo scusa non vorrei entrare affatto nelle vostre intimità mi basterebbe solo sapere se il grande amore, perché di questo sicuramente si trattava, fosse nato da un avvenimento sensazionale oppure se, come asseriva il marito Marco, fosse stato promosso, fosse partito dalla semplicità che era la caratteristico bella dei due grandi personaggi. Quindi disse : Luisa io, senza assolutamente entrare nei particolari, le chiederei solo la scelta tra due parole: semplicità o sensazione, assolutamente niente altro.
Caterina le disse che immaginava da tempo le fosse rivolta questa domanda, tanto eclatante era la differenza di età fra lei ed Attilio. Ora lei ringraziava Luisa per averlo fatto anche lei con umiltà ma che voleva , come sempre avveniva nel suo modo di vivere, dire le cose come stanno nella realtà. Ed ecco il ragionamento che si può definire sublime di Caterina.
Io ho conosciuto Attilio per lavoro sono subito stata presa dal suo grande fascino. Lo stesso era accaduto a lui ma evitavamo di frequentarci per una causa chiarissima e cioè per la abissale differenza di età. Tutti due riflettevamo su questo dettaglio senza trovare alcuna soluzione ed intanto il tempo passava e passava….. Sono stata io ad avere la folgorazione.
Un giorno lo ho guardato negli occhi e gli ho chiesto il permesso di dire una piccola cosa ma detta col cuore. Avuto il consenso queste sono state le parole di Caterina. Attilio ti vorrei rivolgere una semplice domanda alla quale ti prego di rispondere sinceramente. Io ti chiedo di partire dall’ipotesi che tu, ormai avanti con gli anni, avessi soltanto un anno di vita . Preciso un solo anno di vita !. Pensa Attilio che se noi andassimo ad abitare assieme avremmo 365 giorni da vivere per 24 ore al giorno sempre vicini. Tu paragona tutto questo con quello che accade realmente tra di noi. che, se va bene, stiamo assieme forse quattro o cinque ore la settimana in tutto . Attilio restò muto per qualche minuto poi la guardò negli occhi e le disse: sei già a casa mia ed io non ti lascio più andare via. Caterina aggiunse : Signora Luisa da quel momento di anni ne sono passati non solo uno come avevo auspicato io ma ben tre e quindi abbiamo già avuto oltre ventimila ore in più di quanto preventivato di felicità piena.
Luisa replicò : aveva ragione mio marito, per voi tutto è basato sulla semplicità delle cose.
E si salutarono.

CONCLUSIONE IN BREVE

L’anno dopo il primo di febbraio Marco e Luisa tornarono all’albergo di Loano ma Attilio e Caterina non erano arrivati e nessuno ebbe il coraggio di chiedere nulla alla proprietaria dell’albergo. A metà mese arrivò Caterina da sola per dire serenamente e nella massima semplicità che Attilio non c’era più e lei era venuta a salutare tutta la bella compagnia e passare una serata come quelle passate tutti assieme e. Alla sera cenò come ai bei tempi e dopo si intrattenne senza mai parlare di Attilio perché , disse, di lui si conosceva già la grandezza e non c’era bisogno di null’altro.