LA STORIA VERA DI UNA AUTOMOBILE ELETTRICA RIVOLUZIONARIA

INTRODUZIONE

Marco e Gastone sono veri amici da molto tempo.
L’amicizia era iniziata al liceo dove avevano riscontrato una comune passione per la tecnica innovativa. Poi all’Università avevano coltivato uno strano modo comune di pensare. Iscritti ad ingegneria, avevano avuto ambedue l’impressione di trovarsi in un ambiente vecchio che insegnava con sistemi sorpassatissimi. In altri termini si sentivano privati di quelle innovazioni che erano una passione così forte da farli arrivare addirittura alla drastica decisione di abbandonare l’università per cercare in Italia e all’estero di approfondire le passioni comuni e che consideravano fondamentali per intraprendere la comune vita di cittadini benpensanti. Oltre alla meccanica ed alla fisica avevano molta passione per l’informatica, il designer e la progettazione industriale, la modellazione tridimensionale di oggetti di qualunque tipo ed anche l’automatizzazione e la digitalizzazione del lavoro in automatico tramite robot informatizzati.
Nelle loro ricerche di trovare le migliori fonti in cui bere la nuova conoscenza, avevano finito per recarsi in America e frequentare tra l’altro anche l’università di Stanford dove espletare corsi di qualità elevatissima da aggiungere ai numerosi già conclusi in Italia.
I due amici erano già avanti nella conoscenza e nell’utilizzo di molti servizi informatici come il cad, le varie possibilità elettroniche di trasmissione di dati, di messaggi e di documenti, sempre di internet la grandissima rete di computer, tutti i derivati come e più di facebook, fogli elettronici per l’esecuzione di calcoli di vario tipo, sistemi operativi da Windows a Linus ed oltre, motori di ricerca e le moltissime altre tipologie di utilizzo dell’informatica ormai pienamente diffuse in tutto il mondo costituendo un modo di lavorare senza il quale qualunque tipo di attività non potrebbe sopravvivere anche se esso sta provocando l’abbandono, di per sé naturalmente molto più lento, di molte consuetudini tradizionali.

NASCE METAVERSO

Erano ormai alla fine dei loro studi approfonditi quando sono rimasti colpiti dall’avvento dell’ultimo promettente prodotto che, in maniera ormai certa, avrebbe provocato e nel bene ma anche nei problemi, una eclatante rivoluzione di tutto l’insieme di cose, di studi, di realizzazioni, di economia, di giochi elettronici, di viaggi . Il tutto sparso ovunque nel mondo intero.
Il nuovo insieme va sotto il nome di metaverso il cui significato è letteralmente “oltre l’universo” per confermare che si tratta di un intervento esteso, di altissima qualità e soprattutto di una innovazione eccezionale con frutti veramente cospicui.
Marco e Gastone hanno ben chiaro in mente che l’uscita di metaverso sostituirà tutti i servizi più importanti di loro conoscenza e sommariamente citati, imponendo nuove metodologie veramente esplosive e molto efficaci.
Marco ha subito cominciato ad utilizzare una piccola porzione della nuova tecnologia e realizzato una virtuale sala di esposizione dove egli ha fissato sulle pareti una ampia documentazione dei suoi disegni e piccoli lavori fatti da tempo riuscendo a convincere anche Gastone della novità di utilizzazione della nuova metodologia da parte di ambedue. Gastone ha così potuto constatare come fosse presente nella sala esposizione anche l’avatar di Marco cioè un personaggio virtuale avente il viso di Marco e che dovrebbe dare, agli eventuali visitatori della sala, le prime spiegazioni degli elaborati esposti e, nel caso non fosse in grado di farlo, egli dovrebbe, sempre via metaverso, stabilire un contatto diretto con Marco nel quale ognuno potrebbe usare la propria lingua madre essendo presente la traduzione simultanea automatica. Un altro elemento da notare è la possibilità di entrare virtualmente nella sala grazie agli appositi occhiali per la veduta tridimensionale delle immagini ed inoltre di agire virtualmente sugli oggetti presenti tramite quelle specie di mani che formano il corredo del visore tridimensionale.
Ovviamente questa prima presa visione reale del nuovo mondo metaverso ha colpito a fondo i due amici che hanno iniziato a discuterne non senza assumere tutte le possibili informazioni dalle molte pubblicazioni presenti su internet e sui giornali. Nelle discussioni veniva posta frequentemente questa affermazione/domanda che non trovava alcuna risposta : viste la nascita e la esplosione mediatica di questo nuovo servizio destinato a dare risultati ottimi, logicamente noi due dovremmo usufruirne ma affrontando quale problema interessante?

LA PASSIONE PER LE AUTOMOBILI

A questo punto del racconto si deve spiegare come i due protagonisti fin da giovanissimi avessero sempre provato entusiasmo per le automobili di cui avevano avuto la cura di approfondire in continuo le particolarità di base e quelle innovative man mano che apparivano, continuando con meticolosità ad assumere molte informazioni sulla costituzione dei vari motori e sul funzionamento delle parti meccaniche non solo riguardo i motori veri e propri ma anche di tutti i loro accessori come il cambio delle marce ed il relativo sincronizzatore, il differenziale, gli ammortizzatori. ecc.ecc. In conclusione i due amici si erano sempre tenuti informati del continuo progresso delle automobili a partire dalle prime uscite dalla Fiat per seguirne tutti i tipi italiani ed esteri e dimostrando un vero interesse per il mezzo di trasporto in genere.

L’AUTOMOBILE ELETTRICA

Quando poi si cominciò a parlare di dover abbandonare nelle automobili il motore a scoppio per motivazioni diversificate tra le quali le difficoltà crescenti di produrre il petrolio ed inoltre per il grave inquinamento dell’aria provocato dall’emissione di anidride carbonica dai tubi di scappamento, allora nei due amici nacque molto interesse per le nuove possibilità prima di tutte l’adozione dell’idrogeno ed ultimamente dell’energia elettrica.
Al momento dello svolgimento del racconto sembrava l’elettricità a prevalere su tutte ed essi cominciarono a chiedersi se poteva essere veramente questa la soluzione. Si impegnarono assiduamente a prendere informazioni dettagliate sulle macchine elettriche allora in uso. La materia risultò subito molto interessante e venne da loro stessi approfondita in maniera notevolissima.
Constatato l’ottimo funzionamento di auto elettriche mediante ripetute prove di guida, ambedue erano così entusiasti del nuovo sistema da affermare che, a loro equivalente giudizio, il futuro dell’automobile era sicuramente quello elettrico. Risultava evidente ai nostri eroi che, anche con l’adozione di qualunque tipo di carburante, si finirebbe comunque per ottenere una vettura elettrica perché gli altri carburanti, come ad esempio l’idrogeno o l’energia nucleare, non sono affatto atti a imprimere direttamente il moto delle ruote in maniera razionale ed ecologica mentre invece devono limitarsi a produrre proprio quell’energia elettrica che sarebbe in tutti i futuri tipi di automobile derivata dai nuovi carburanti. Alla fine l’automobile sarebbe sempre stata, in sé e per sé, del tipo elettrico . Oltre a tutto questo, nelle auto c’erano molte altre funzioni o apparecchiature, come ad esempio il computer di bordo oppure tutta la strumentazione per non parlare dei fari, che avevano bisogno dell’energia elettrica.

In definitiva trovava valida conferma che la soluzione definitiva restava sempre quella dell’avvento dell’automobile elettrica al punto da convincerli che la vettura dell’avvenire doveva essere sicuramente quella, qualunque fosse in futuro il carburante o l’energia da usare, fatti salvi i difetti che loro stessi riscontravano nelle vetture di nuovo tipo già diffuse. Il risultato di tale loro approfondimento li portò a sostenere che la futura vettura elettrica non avrebbe dovuto assolutamente essere un’automobile di tipo tradizionale alla quale si provveda semplicemente a sostituire il motore a scoppio con quello elettrico mentre tutto il rimanente resta immutato. La conclusione definitiva garantiva nella maniera più assoluta che la nuova vettura elettrica avrebbe dovuto invece essere del tipo elettrico ed inoltre nuova in tutto e per tutto modificando allo scopo tutte le sue parti, nessuna esclusa. Perfino la carrozzeria non doveva restare immutata ma essere studiata in funzione delle nuove modalità. In linea di principio tutte le varie parti, come freni, differenziale, sospensioni ed in poche parole tutta la nuova macchina avrebbe dovuto essere creata ex novo in funzione del nuovo sistema di alimentazione e soprattutto dell’elettricità direttamente accompagnata dall’informatica che costituiva in qualunque settore la base di partenza e di arrivo finale.

L’ESPANSIONE UNIVERSALE DI METAVERSO E LA DECISIONE DEFINITIVA : UNA AUTOMOBILE ELETTRICA ECCEZIONALMENTE INNOVATIVA

Un aspetto molto interessante era sempre l’ormai diffuso metaverso. Uno dei due amici continuava a dire che anche loro stessi, come del resto avverrà per l’intera umanità, in futuro saranno completamente presi dal nuovo sistema operativo il quale imporrà a tutti le nuove modalità informatiche. A quel punto l’altro non poté evitare di giungere ad un ragionamento conclusivo : se tutto quello che abbiamo detto è vero e cioè se sussistono le tre verità: primo, metaverso cambierà tutto, in secondo luogo la macchina elettrica è la macchina del futuro e terza considerazione la macchina elettrica esistente è totalmente sbagliata. Se tutto questo corrisponde a verità allora davanti a noi c’è chiaramente una scelta obbligata che è quella di impegnarci a fondo anche noi per una nuova macchina elettrica e cioè per la macchina del futuro.
Arrivare a questa conclusione e cominciare a discuterne con fervore fu tutt’uno per Marco e Gastone.
Marco asseriva che chi avesse aperto su una importante posizione metaverso un recapito virtuale, attraverso le grandi possibilità rese da esso disponibili, avrebbe potuto attuare qualsiasi tipo di intervento potendo, sempre tramite metaverso, disporre di specialisti preparatissimi ed operanti in qualunque parte del mondo ma pronti ad intervenire per risolvere qualsiasi tipo di problematica.
Gastone lo invitò ad essere più preciso. Marco si diffuse nell’indicare ciò che aveva in mente. Questa la sua considerazione pertinente : Immaginiamo di avere un ufficio virtuale di progettazioni di diversa tipologia genericamente definita e quindi un centro virtuale molto frequentato di metaverso. Cominciamo noi a compilare il nostro progetto di auto elettrica, lo pubblichiamo con disegni, filmati ed altro sulla nostra postazione metaverso e poi , sempre tramite metaverso stesso, gli specialisti dei vari settori saranno loro a voler entrare a far parte di un progetto valido e prezioso che si potrà anche vendere a caro prezzo perché compilato dall’assieme degli specialisti di tutto il mondo. Il progetto dovrà comprendere le indicazioni abbastanza dettagliate delle varie parti e concludersi con un modello virtuale della vettura non solo funzionante ma con la possibilità per i visitatori della esposizione metaverso, di entrare virtualmente nell’abitacolo e provare, sempre virtualmente, l’uso della macchina su strada, montando sulla vettura, facendo i vari comandi su strada e constatando di persona il suo funzionamento, ovviamente in modo virtuale. Queste modalità, che a tutta prima sembrano infruttuose, nella realtà potrebbero dare risultati, sempre virtuali ma ricavati dalle app da noi aggiunte al progetto e che tengano sotto controllo una vettura in funzionamento determinando e segnalandone anche i difetti.

Come vediamo si tratta di un impegno colossale ma molto interessante che potrebbe occuparci per un lungo periodo. Sussiste però una condizione fondamentale che è quella assolutamente determinante di progettare una vettura che sia veramente eccezionale ed in cui avremmo modo di rendere fattive le nostre passioni e conoscenze della tecnica quella vera e che ci ha appassionato in maniera tanto superlativa da farci esplodere nel prodotto che da molto tempo è nei nostri sogni ma che ora potrebbe diventarne il degno coronamento della nostra preparazione ed inoltre uno straordinario trampolino di lancio del nostro ufficio virtuale aperto alla progettazione di qualsivoglia struttura piccola o grande.

Completato questo quadro generico di progettazione, esposizione e realizzazione, il progetto della vettura ideale, appariva compiutamemnte rappresentato agli occhi dei due come il programma meraviglioso al quale dedicare tutti loro interessi.

In sostanza era prepotentemente nata in Marco e Gastone una motivazione precisa, prima di tutto per il loro soddisfacimento personale e poi per tutti gli altri punti di vista, che comprendevano nei dettagli l’automobile da costruire, la quale avrebbe dovuto essere una vera eccezione per brillare per la sua funzionalità ed essere molto bella. La mancanza di quei requisiti avrebbe comportato il fallimento dell’intera operazione.

IL VERO FULCRO DELLA ECCEZIONALE AUTOMOLBILE : IL MOTORE

Tracciata la strada da fare, iniziarono subito a percorrerla basandosi sul concetto fondamentale già citato: la qualità del punto di partenza era indissolubilmente quella che definiva la caratteristica di base di tutta l’impresa da compiere. Al riguardo brillava prepotentemente un elemento che non poteva che essere la base di partenza e costituire la vera essenza dell’intera opera . Questo oggetto che premeva violentemente nella loro mente fissando definitivamente il fatto che da esso sarebbe derivato un un insieme efficiente, ordinato, funzionale e soprattutto fulcro di tutta la struttura costruttiva, infine affascinante, tale struttura fondamentale era il motore.
Partire da una base ben definita come era il motore non doveva essere facile perché, in congruenza con quanto detto, era proprio dal motore che sarebbero derivate le soluzioni relative a tutti i componenti dal primo all’ultimo. Quest’ultimo sarebbe stato sicuramente la carrozzeria poichè perfino la forma e la funzione di essa dipendeva proprio dal motore, dal suo ingombro, dalle sue modalità di funzionamento e di uso da parte del viaggiatore e, non ultimo dalle necessità della sua regolazione di esercizio.

NON UN SOLO MOTORE MA QUATTRO : UNO PER RUOTA

Lo studio e le decisioni da prendere circa l’argomento motore della nuova macchina fu, contrariamente alle previsioni, estremamente facile risultando nè piú ne meno che una conclusione obbligatoria, ovvia.
Si cominciò partendo dalla attenta osservazione dei problemi posti dal motore della vettura usuale che era ancora quello a scoppio, in quanto era questa partenza il modo giusto per capire quali erano i difetti da evitare .
Il motore nelle macchine attuali, che sarà sostituito da quello elettrico, per trasmettere il moto alle ruote deve usufruire di una nutrita serie di accessori molto complessi. Infatti tra motore e ruote si trovano la frizione, il cambio delle marce, l’albero di trasmissione, il differenziale che deve mantenere libera la ruota destra da quella sinistra, i freni, gli ammortizzatori ed altre funzioni minori, cioè tutti accessori complicati e onerosi sia nella costruzione e sia nella manutenzione di esercizio.
Lo scopo primario da raggiungere era molto chiaro: prima di tutto eliminare totalmente con un colpo di bacchetta magica tutti questi numerosissimi accessori dal primo all’ultimo. La soluzione continuò ad apparire ovvia : prevedere che la nuova macchina avesse non un solo motore come si era già deciso per le macchine elettriche allora in uso bensì quattro piccoli motori posti ognuno all’interno della ruota.

I IL PROBLEMA DELLE MASSE SOSPESE

Occorre chiarire subito che l’idea di montare il motore sulle quattro ruote di un’automobile era già stata sperimentata ma conclusa subito in senso negativo a causa delle dannose vibrazioni dovute proprio al vortice della massa rotante del motore, massa che come regola non andrebbe assolutamente messa a girare vorticosamente ma invece resa completamente immobile fissandola alla parte più stabile della macchina evitando quindi ogni presenza di masse sospese. Nella previsione del nuovo progetto dei due amici, il rimedio al citato difetto doveva essere costituito da una operazione importante: trasformare la massa sospesa in massa regolata intelligentemente in quanto ogni ruota deve essere controllata in tempo reale dal sistema automatico di regolazione che, come vedremo, agisce sugli speciali ammortizzatori motorizzati regolandone in modo continuativo l’altezza rispetto alla carrozzeria il tutto calcolato ed impostato in funzione dell’andamento della pavimentazione stradale rilevata ruota per ruota. Nella regolazione relativa al nuovo progetto ogni ruota non è statica come accade oggi in tutte le macchine in uso ma dinamica essendo regolata in senso verticale dal sistema. In pratica l’impianto di telecontrollo e telecomando modula in tempo reale la posizione altimetrica delle quattro ruote rispetto alla carrozzeria portante, ruota per ruota, in modo che la maggior parte del carico totale della vettura sia ripartito tra le ruote in funzione dell’andamento della pavimentazione. Ad esempio nel caso di una buca di pavimentazione stradale che interessa una sola ruota, il sistema deve impedire a quella ruota di scendere improvvisamente al fondo della buca mentre tutto il peso della vettura in quella brevissima frazione di tempo è affidata alle altre tre ruote. In ogni caso l’oscillazione verticale di ogni ruota non è mai lasciata al caso ma regolando in modo razionale ed in tempo reale l’eccesso di movimento verticale. A tutto ciò si deve aggiungere che il nuovo motore elettrico deve essere piccolo e costruito con materiali leggeri in modo da diminuire il valore della sua massa. Per esempio lo statore del moderno motore non ha avvolgimenti in filo di rame ma è costituito da un magnete al neodimio che è un materiale magneticamente molto efficiente rispetto al normale metallo e quindi di volume e peso molto bassi.
Si capisce da quanto scritto come la vecchia decisione di montare i quattro motori sulle ruote sia fallita ma e che ora ogni problema possa venir superato o per lo meno attutito, a seguito delle innovazioni che i due stanno studiando. Anzi si può qui affermare che la eventuale buona riuscita della risoluzione del problema masse sospese costituirebbe un elemento positivo nel lancio commerciale della nuova vettura.

I VANTAGGI DEL MOTORE INSERITO NELLA RUOTA

Resta comunque il fatto che Il problema delle masse sospese costituisce l’unico difetto delle ruote munite di proprio motore ma che esso risulta ampiamente compensato dai molti vantaggi che la ruota munita di proprio motore offre.
Il primo notevolissimo è dato dalla regolazione di velocità di rotazione data automaticamente e ruota per ruota dall’impianto di controllo e comando. Ciò significa un notevole miglioramento e facilitazione della guida che si realizza in continuazione nelle curve stradali dove la differenziazione di velocità tra ruote interne ed esterne rispetto alla curva è stabilita con perfezionati programmi del computer di bordo ed attentamente definita in funzione del raggio di curva e della velocità del mezzo, da cui deriva sicuramente un notevole miglioramento di andatura della macchina nettamente percepibile dai viaggiatori.
Oltre a questo risaltano i vantaggi dei quattro motori posti nelle ruote e dovuti alla ampia possibilità di rotazione variabile da zero fino a 90 gradi di ogni ruota attorno al suo asse verticale, rotazione che consente manovre finora inconcepibili come lo spostamento laterale della vettura utilissimo nei parcheggi e la possibilità di invertirne la marcia girando l’auto di 180 gradi attorno a se stessa grazie all”inversione del senso di rotazione delle due ruote anteriori rispetto a quelle posteriori essendo orientate a 90 gradi rispetto alla vettura.
Si è già spiegato il funzionamento dei quattro ammortizzatori dinamici uno per ruota e regolati in tempo reale in funzione dell’andamento altimetrico della pavimentazione rilevato in corrispondenza di ogni ruota.
Per quanto riguarda Il volante di guida si deve rilevare che esso disporrà le ruote parallele solo in un percorso rettilineo. Al presentarsi di una curva ogni ruota otterrà due importanti regolazioni: quella rispetto all’asse verticale in modo da mantenerla costantemente tangente al proprio percorso circolare e quella relativa alla velocità di corsa che sarà funzione della situazione realmente definita ruota per ruota. In conclusione ogni ruota sarà soggetta alle seguenti contemporanee regolazioni :

• Quella in altezza data dal suo ammortizzatore dinamico regolato in funzione dell’andamento altimetrico della pavimentazione stradale 
• 
• Quella di rotazione attorno al suo asse verticale  modulata in modo da essere sempre tangente rispetto al percorso circolare definito in funzione dell’angolo di rotazione impresso  dal volante e diverso ruota per ruota 
• 
• Quella del moto  di rotazione necessario per far avanzare la vettura continuamente in funzione del raggio di curvatura del percorso circolare di ogni ruota. Ne deriverà una diversa e vantaggiosa velocità  di rotazione per ogni ruota. 

Come risultato finale della funzione di ogni ruota risulterà ottenuto un optimum che ridurrà al minimo il consumo del pneumatico a seguito della mancanza di strisciamento tra superficie della gomma della ruota e quella della pavimentazione stradale dovuta alla perfetta direzione di moto della ruota secondo il proprio percorso circolare o rettilineo e grazie alla regolazione verticale della ruota. Il tutto operato da tutti gli elencati elementi di regolazione informatici , meccanici ed automatici. In conclusione le quattro ruote possono essere definite interamente attive nel mentre quelle delle automobili normali sono passive in più azioni come la differenziazione di velocità di rotazione nei pezzi istradali in curva quado il differenziale molto semplicemente lascia libere le due ruote di modificare tale velocità passivamente e cioè in funzione della resistenza incontrata nei riguardi del la pavimentazione.
Tutto questo ridurrà notevolmente l’uso dei freni in curva e quindi l’eliminazione elle perdite di energia dovuta agli attriti di frenata nel caso delle macchine tradizionali con motore a scoppio. Al contrario la macchina elettrica ad ogni rallentamento della corsa, effettua un recupero di energia elettrica ed suo accumulo nelle batterie di bordo.

LA PROGETTAZIONE

Esaurito il racconto delle premesse che hanno portato Marco e Gastone alla decisione di tentare il lancio di una loro vettura elettrica, l’argomento diventa quello delle modalità da seguire nella prosecuzione dell’impresa prefissata.
Viene iniziata la parte più difficile e importarne per il raggiungimento degli auspicati i risultati e cioè la redazione effettiva del progetto di massima della vettura.
Il primo impegno è stato quello di assumere tutte le informazioni possibili sulle automobili elettriche già esistenti ed accessori. Tra tutte le ricerche fatte sono compresi contatti informativi con ditte che costruiscono ruote con motore proprio atte ad automobili destinate alla trasformazione della vecchia automobile con motore a scoppio in macchina elettrica. La cosa ha destato meraviglia ai due amici i quali non hanno trovato nessuna industria che costruisca automobili elettriche con i quattro motori nelle ruote però hanno conosciuto quelle che costruiscono soltanto le ruote munite di proprio motore. Il ridicolo consiste nel fatto che queste ruote con motore vengono proposte per trasformare un’automobile di qualunque tipo in macchina elettrica. Ma è possibile che sia sufficiente togliere le vecchie ruote ed inserire le nuove per avere una macchina in regola? Marco ha sostenuto che siamo nella pura fantasia e tutto questo non fa che avvalorare la loro decisione riguardante l’importanza dell’impegno preso.
Terminata la disamina dei molti articoli relativi alla materia che li interessava e trovati su internet e consultando aziende, librerie, riviste specializzate ecc. , ebbe inizio la stesura del progetto stilato con due modalità differenziate. Quella più completa composta da un’ampia relazione e diversi disegni illustrativi è stata pubblicata su un sito appositamente creato allo scopo di mettere a disposizione degli eventuali interessati che avessero già preso contatto con la esposizione virtuale. Infatti la presentazione da farsi su metaverso deve forzatamente essere molto stringata per la natura stessa di metaverso il cui scopo è soltanto quello di incuriosire il visitatore senza annoiarlo con le lunghe dissertazioni necessarie per definire bene la nuova automobile.

Il secondo elaborato era costituito soprattutto da disegni e grafici con qualche relazione riassuntiva dei punti principali fatta salva l’indicazione del link al sito dove poter trovare le relative descrizioni dettagliate. Nell’esposizione metaverso devono essere presentati anche dei filmati schematici che hillustrano tutte le le possibilità del veicolo.

UTILIZZAZIONE DI METAVERSO

Successivamente ebbe inizio per i due amici lo studio approfondito del funzionamento di metaverso, l’apertura del loro ufficio virtuale destinato ad offrire sensazionali innovazioni in vari settori della tecnica e per prima la proposta di un nuovo tipo di automobile totalmente elettrica.
Questa fase di impegno notevolmente complesso richiese un lungo periodo essendo accaduto anche di dover rifare tutta la seconda parte di progettazione basandosi sull’impiego di un nuovo potente mezzo come metaverso. Il lavoro comprese anche le istruzioni da dare all’avatar sempre presente nella sala virtuale allo scopo di renderlo atto a riferire almeno qualche indicazione sulle varie documentazioni facenti parte della esposizione stessa.
C’era però un elemento fondamentale da progettare, sia pur il linea di massima, ma sempre completo delle sue parti essenziali che erano nell’ordine dall’esterno:
• Il copertone in gomma
• – Il cerchione in metallo leggero
• – il rotore del motore consistente in un magnete ad anello in metallo leggero (neodimio)
• Lo statore con i necessari avvolgimenti in rame che non girava affatto essendo solidale con l’asse della ruota anch’esso stabilmente fermo
• L’asse verticale attorno il quale la ruota poteva girare fino ad un angolo di 90 gradi
• L’ammortizzatore motorizzato essendo regolato dal sistema di controllo e comando.


Le apparecchiature descritte componevano un blocco unico che rappresentasse il fulcro essenziale di tutta la vettura e come tale doveva essere descritto e rappresentato in disegno tridimensionale con viste diversificaste allo scopo di rendere comprensibili, sia pure in maniera semplificata, le azioni già descritte. Marco utilizzando il programma di disegno tridimensionale riuscì non solo a ricavarne delle viste multiple ma anche un filmato dove si vedeva la gomma ed il rotore girare attorno all’asse orizzontale mentre tutto l’insieme poteva ruotare attorno a quello verticale ed al tempo stesso alzarsi ed abbassarsi mosso da dall’ammortizzatore motorizzato.

L’organizzazione di tutto l’assieme della mostra di progettazione richiese alcuni mesi di preparazione prima di poter aprire e poter tenervi i previsti convegni.

Finalmente, completamente finita, la mostra fu collaudata personalmente dai due Marco e Gastone che si alternarono per rileggere e ridiscutere passo passo tutti i documenti il che comportò anche notevoli modifiche e miglioramenti. Alla fine i due protagonisti si dimostrarono soddisfatti. Sia pure in miniera sintetica i vari tipi di elementi esposti riuscivano a descrivere, nella maggior parte dei suoi particolari, la nuova tipologia di vettura elettrica che era stata completamente creata ex novo : nessuno dei componenti principali della macchina presentava delle somiglianze con quelli preesistenti e quando si verificava magari in qualche dettaglio un collegamento con il passato sono state aggiunte indicazioni grafiche o descrittive per dimostrare la inesistenza di legami.
Ovviamente l’esposizione era soprattutto concentrata sulla innovazione veramente esplosiva della nuova vettura mettendola bene in risalto non solo con i disegni e con le spiegazioni scritte ma anche con i filmati delle operazioni svolte dalle speciali parti meccaniche. Era soprattutto il multiplo servizio svolto da ogni ruota ad essere esaltato dalla grafica che illustrava come ogni ruota, diventata dinamica, rappresentasse nel suo insieme una serie di funzioni perfettamente regolate tramite il computer di bordo relativamente a ben quattro funzioni importantissime come segue:

La prima era relativa alla sua velocità di rotazione determinata in tempo reale e variabile in funzione dei seguenti punti:

• Velocità da mantenere
• 
• Direzione di corsa in rettilineo stradale quando  tutte e quattro le ruote giravano alla stessa velocità e direzione 
• 
• In curva stradale con rotazione di ogni ruota intorno al proprio asse verticale, indipendente ruota per ruota e determinata in tempo reale ed in funzione del movimento effettuato al volante ed in modo da mantenere per ogni singola ruota una direzione planimetrica sempre tangente rispetto alla curva stradale e quindi con le ruote esterne rispetto alla curva che avrebbero girato ad  una velocità maggiore di quelle interne 
• 
• Una quota altimetrica regolata sugli ammortizzatori dinamici in tempo reale ed in modo che il carico della vettura gravasse ruota per ruota in funzione dell’andamento altimetrico della pavimentazione stradale rilevato in corrispondenza di ogni ruota. 
• 

Tutti i movimenti descritti erano resi visibili da un filmato virtuale delle quattro ruote riprese dal basso.
Le ulteriori funzioni delle ruote con proprio motore erano quelle delle modalità di parcheggio facilitate dalla rotazione di 90 gradi di ogni ruota attorno al proprio asse verticale che consentiva anche uno spostamento laterale della macchina. Un’altra modalità era quella dell’inversione di marcia con le ruote girate a 90 gradi e con senso di rotazione delle due anteriori invertito rispetto a quello delle posteriori..
Anche gli ultimi comportamenti descritti erano resi visibili tramite filmato.
Si deve però dire che l’elemento più straordinario era il fatto che il visitatore della sala esposizioni poteva anche montare virtualmente nell’automobile e quelle operazioni seguirle come fossero reali. Questo fa parte delle molte possibilità di metaverso.

LA PARTECIPAZIONE AL CONVEGNO

A pubblicazione eseguita Marco e Gastone passarono i giorni scrivendo su tutti i blog locali ed anche siti in lontananza ma dei quali sapevano le caratteristiche di impostazione soprattutto per quanto riguarda correttezza, le caratteristiche della vettura-automobile interamente elettrica e molto innovativa che intendevano proporre in costruzione. Nelle note pubblicate si davano sintetiche notizie della vettura ma soprattutto si invitavano i visitatori a partecipare alla discussione sulla nuova macchina al fine di migliorare ancora di più la progettazione soprattutto se tra i visitatori si fosse trovato qualche esperto di macchine elettriche.
E’ ben noto come fosse proprio questo uno degli scopi del progetto: riuscire a stimolare qualche specialista a partecipare attivamente alla progettazione definitiva della vettura magari entrando addirittura a far parte integrante dello staff progettistico.
Passarono alcune settimane senza la benché minima partecipazione di alcuno ma dopo un paio di mesi cominciarono ad apparire sul sito annesso numerosi messaggi di persone interessate a conoscere questo nuovo tipo di automobile.

Accadde anche che un appassionato di auto facesse tornare attuale la diatriba riguardante le masse sospese che, a suo dire, in nessuna auto si poteva pensare potessero comporre innovazione così eclatante come quella dell’inserimento del motore all’interno della ruota.
Marco e Gastone furono molto contenti per quest’intervento che poneva subito il problema più difficile e dal quale poteva, malauguratamente, derivare perfino il fallimento di tutto il loro straordinario progetto. Infatti la progettata macchina elettrica era nuova proprio per questa fondamentale innovazione che al tempo stesso costituiva il problema di base che era bene affrontare per primo pena il fallimento di tutto il lavoro appena iniziato oppure costituire una importante prova del suo successo in funzione della a critica appena sorta. La discussione con il nuovo osservatore durò a lungo perché egli aveva buona conoscenza dei principi della meccanica, addirittura superiori a quella pratica e teorica che i due amici erano riusciti a prendere all’inizio della progettazione.
Fin dal primo incontro essi si dichiararono a conoscenza del problema che addirittura aveva in precedenza provocato il fallimento delle macchine con motore posto nella ruota. Al tempo stesso però Marco e Gastone spiegarono bene le numerose funzioni interconnesse che erano state assegnate alla ruota, funzioni, e prima tra tutte il minimo peso dei nuovi motori elettrici muniti di statore magnetico in metallo neodimio, le quali, se non riuscirono a fargli cancellare interamente il giudizio totalmente negativo, tuttavia alla fine fecero comunque diventare dubbioso l’osservatore che si riservò di discutere la questione con uno specialista di sua conoscenza molto bravo. Occorre dire che l’elemento che fece impressione positiva anche all’osservatore dissenziente, fu l’innovazione di aver fatto diventare dinamiche tutte le nuove apparecchiature tramite l’algoritmo del programma di base con il quale si doveva variare in continuazione la ripartizione del carico totale della vettura tra le quattro ruote, Questo concetto fece impressione all’osservatore che lo approvò non tanto per risolvere il problema delle masse sospese che, secondo il suo parere, avrebbero comunque trasmesso all’abitacolo e quindi all’intera vettura delle vibrazioni noiose per i viaggiatori e pericolose per la statica della vettura, quanto invece perché l’idea faceva avvicinare la nuova tipologia di automobile a quella dei veicoli in fase di avanzata definizione progettuale e che viaggiano su un cuscinetto d’aria. Secondo lui la verosimiglianza di concetto base delle due modalità, confrontate tra di loro, diedero un punto in più per la soluzione Marco e Gastone, dovuto alla trasmissione diretta del moto da motore a strada molto più facile con le ruote motrici soprattutto in considerazione degli altissimi costi di esercizio e dell’incertezza tecnica del sistema a cuscinetto d’aria. Resta da dire che la discussione di cui si parla fece molto piacere ai due progettisti ed al visitatore che si riservò di approfondire il concetto di base il quale, dalla discussione stessa, era risultato molto buono.

Altri osservatori, meno validi del primo, non facevano che lodare la soluzione nel suo insieme asserendo che era geniale in tutte le sue particolarità soprattutto in relazione alla maggiore stabilità della macchina nelle curve e dovuta alla velocità regolata dal computer proprio per la esecuzione delle curve . Però si capiva che si trattava di giudizi appartenenti a persone non esperte del problema e quindi di pareri ricevuti con piacere ma considerati di nessuna importanza in quanto non portavano niente di nuovo al progetto.
Molto interessante l’intervento di un designer il quale era rimasto fortemente impressionato dal fatto che tutta l’automobile elettrica doveva essere nuova in tutte le sue parti compreso il disegno, tutt’altro che facile, della carrozzeria. L’artista, perché di questo di trattava, si era offerto di fare degli schizzi preparativi anche senza avere alcun incarico ma soltanto per la curiosità di vedere cosa si sarebbe potuto escogitare per un veicolo così nuovo ma voleva restare un po’ collegato con loro per sentire se si riusciva a tirar fuori da coloro che avevano fatto il progetto qualche idea originale da adottare come base della nuova carrozzeria. Marco gli espresse subito le sue idee pregandolo però di non ritenerle condizionanti : la nuova carrozzeria che doveva essere genialmente derivata da una idea di partenza ma di cui sapeva soltanto la opportunità che fosse innovativa come innovativa era l’intera automobile. Una cosa gli precisò Marco. L’elemento di base della nuova macchina era senz’altro la ruota però egli era convinto che una bella carrozzeria avrebbe dovuto tenere nascosto tutto questo e fare in modo che non lo si capisse se non in secondo tempo quando si fosse usata la macchina. In definitiva, secondo Marco, la nuova carrozzeria doveva ricoprire al massimo le ruote cioè il cuore della macchina. Il disegnatore disse: le sembrerà strano ma il suo ragionamento collima con il mio. Ho fatto alcuni schizzi nei quali ho disegnato vetture che sembrano senza ruote perché avevo sentito dentro di me esageratamente il bisogno di nascondere la vera eccezionalità della vettura, eccezionalità che, come sta dicendo il progettista, avrebbe dovuto rivelarsi da sola ma piano piano attraverso gli anni. Anche questa affermazione piacque molto ai due progettisti che sentivano, man mano che fluivano gli incontri, maturare sempre più la loro macchina. Un altro particolare molto importante emerse da questo incontro. Progettisti e disegnatore concordarono su un fattore di estrema validità: la carrozzeria era un elemento determinante per il futuro successo della nuova vettura e quindi doveva essere un disegno eccezionale cosi come era eccezionale tutto in quell’opera .

Un osservatore molto importante fu quello che arrivò una sera tardi. Questa volta si trattava di una personalità senz’altro notevole in campo automobilistico per il concetto che volle esprimere. Egli affermò di essere in contrasto con molte persone fortemente impegnate nell’automobile. Avendo già parlato tra di loro di quel progetto, egli pensava di organizzare una riunione ristretta a veri competenti per discuterne tra direttamente interessati. La cosa fece molto piacere a i due progettisti che proposero di organizzarla tramite metaverso. In questo non fu trovato consenso poiché, a giudizio dell’industriale, la riunione non avveniva tra competenti di autovetture ma invece tra competenti di metaverso.
I nostri due amici furono molto contenti dell’interesse dimostrato da quel personaggio che poi scoprirono essere un responsabile di una notissima società costruttrice di automobili ma riflettendo bene temettero che la mira di quell’industriale fosse contraria alla loro prospettiva di trovare degli specialisti attratti non dall’affare economico ma dal progetto e quindi entrassero nelle società che poi avrebbe sfruttato il progetto.

In conclusione Marco e Gastone continuarono con la loro idea di pubblicizzare il loro progetto e quindi organizzare in metaverso una riunione di una cinquantina di partecipanti di varia natura tra i quali poter trovare degli specialisti disposti a collaborare . E’ da notare infatti che uno degli scopi dal quale era partito fin dall’inizio l’attuale impegno dei due amici, consisteva nel completare il progetto, nell’aggiornarlo nella sue varie parti grazie alla collaborazione di specialisti ben coscienti che la strada da percorrere fosse ancora lunga e complicata: l’automobile doveva essere verificata preventivamente in tutte le sue parti già abbozzate ma soprattutto completata in quelle ancora mancanti. Basterà pensare al sistema informatico di controllo e comando di tutte le azioni, al metodo di ammortizzazione servo comandato in funzione della pavimentazione stradale, all’impiego di un motore particolare poiché doveva in teoria limitare le vibrazioni trasmesse all’abitacolo. Soprattutto era ancora da fare il progetto esecutivo di una ruota complessa come quella pensata che doveva eseguire in contemporaneamente molte azioni diversificate, al sistema frenante completamente nuovo perché avrebbe dovuto essere totalmente servo-assistito con recupero della corrente durante la frenata.
In conclusione restavano da compiere ancora cose importantissime dalle quali dipendeva ancora tutto. Ne conseguì che i due progettisti dovevano ancora impiegare tutto il loro tempo a pubblicizzare la cosa in tutte le maniere possibili riuscendo a trovare il consenso di persone aventi già confidenza con metaverso perché l’intenzione sarebbe stata quella di organizzare un convegno nella sala esposizione metaverso ove fossero già presenti disegni e descrizioni sintetiche della macchina e dove potevano partecipare virtualmente , osservatori da tutto il mondo.
In questo senso sussisteva anche un grande pericolo ed era quello che la loro scoperta tutta o solo in parte venisse copiata non essendo ancora coperta da alcun brevetto perché ancora incompleta e quindi impossibile da brevettare. Di questo particolare I due avevano più volte fatto cenno tra di loro ma concludevano che , se il loro brevetto fosse stato copiato, tutto ciò comprovava un fatto da loro ritenuto impossibile per la modestia dei due amici che non osavano sperare tanto dalla loro idea.

Come da programma i due amici continuarono a mandare inviti a Società che operavano nel campo dell’automobile ed a professionisti privati fino a giungere ad un totale di 50 invitati cioè ad un numero che consentì loro di organizzare il primo convegno da tenersi nella sala esposizioni di metaverso.
Fissata la data per due mesi successivi a quello di spedizione degli inviti Marco e Gastone si trovarono finalmente senza prospettive di nuovo lavoro organizzativo, senza aver in programma varianti o miglioramenti rispetto a tutto quello che conoscevano chiaramente dopo aver studiato finito, provato e riprovato fino ad aver trovato per ogni documento la posizione migliore dopo aver aver istruito l’avatar in modo da averlo reso in grado di dire due parole di spiegazione oppure in grado di stabilire un contatto diretto tra visitatore e uno di loro due, Dopo di aver concluso tutto questo andarono al ristorante per un pranzetto di festa che segnava il punto di arrivo di una grande impresa. Durante il pranzo e tutto il tempo successivo di grande consolazione, cominciarono a fantasticare su quello che sarebbe successo il giorno del convegno. Uno alla volta hanno volato in alto sui grandi risultati che sarebbero potuti derivare.
Marco, il più entusiasta si immaginava che un grande progettista addirittura durante il convegno, si impegnasse a migliorare il gruppo motore – ammortizzatore del quale dimostrava di avere già in mente i dettagli costruttivi che contava di realizzare quanto prima possibile in un campione di ruota completa e tale da consentire tutte le determinanti prove che fin dall’inizio prevedeva positive.
A sua volta Gastone vedeva quel desiner che aveva conosciuto e già convinto a presentare nel convegno degli schizzi molto belli dell’automobile finita completa della carrozzeria che egli stesso aveva immaginato lunga e filante, bellissima. Col passar dei giorni i due amici continuavano in questa fantasia necessaria per far passare quei sessanta giorni di attesa, dubbiosi come erano ed a volte speranzosi nel pieno successo finale.
Piano, piano e molto lentamente i sessanta giorni passarono e si era arrivati alla sera che precede l’apertura del convegno con i protagonisti diretti Marco e Gastone al colmo dell’eccitazione.
Si deve qui precisare una grande verità. Un fatto sensazionale ed imprevedibile e accadrà l’indomani.
dando il via a sorprese ora indicibili quanto certe e folgoranti.

IL CONVEGNO IN DETTAGLIO

È proprio vero. Oggi, giorno dell”apertura del convegno metaverso, accadrà l’incredibile conclusione della vicenda “nuova automobile elettrica“ che stupirà in maniera cosí forte i lettori del racconto da mettere in difficoltà anche l’autore non abituato ad avvenimenti del genere.
In realtà la cosa sensazionale fu il venire a galla di una sacrosanta verità : i fatti raccontati fin qui sono completamente partoriti dalla fantasia dell’autore di questo racconto, anch’egli grande appassionato da sempre di automobili.

Tutte le vicende descritte, tutte le invenzioni o le progettazioni, le avventure di vario genere descritte e, come accade sempre nei racconti, sono una trasposizione del pensiero dell’autore che ha ideato la trama e perciò tutte le innovative decisioni descritte sono solo sue immaginazioni. Ma, finché si trattava di ipotesi avanzate è stato facile farle perché l’intelligenza umana esiste proprio per questo. Completamente diverso è quello che dovrebbe accadere alla storia della macchina elettrica da questo momento in poi. Cosí come fantasticato dai due amici Marco e Gastone da questo momento in là non c’é più nulla da immaginare ma invece resta tutto da provare, da certificare, non con la fantasia ma con dati di fatto, con il possedere la sperimentazione reale di funzionamento della nuova macchina elettrica.!. In questa sede non sarebbe infatti possibile affermare di aver collaudato il funzionamento della nuova vettura senza che queste prove e verifiche siano di fatto avvenute. Quello che l’autore può ora fare è soltanto smettere, finire qui il racconto e trasmetterlo pari pari ai lettori alcuni dei quali avranno forse le doti necessarie per svolgere, provare, dimostrare la verità, che tutto è autentico e l’automobile descritta, nella realtà svolgerà le funzioni elencate nel racconto stesso. Questo il solo modo perché il racconto, oltre che essere servito a passare del piacevole tempo di lettura, svolga anche una importante azione di collaborazione ed anche una attiva funzione nel portare avanti oppure nel bocciare in pieno quella vettura provando che l’autore si è inventato tutto erroneamente e che ha solo immaginato e descritto un inutile orpello come sarebbe in tale ipotesi l’automobile elettrica tanto decantata nel racconto.

Il futuro é però apertisssimo e, dal canto suo (for its part), é racchiuso in un celebre motto:

AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA