LA PIZZERIA

INTRODUZIONE

NBB RRACCONTO IN CORSO DI AGGIIRNAMENTO

Nel periodo anni 60-70 in cui si svolge il racconto, ha avuto luogo il boom della pizza. Prima di allora per trovare da mangiare delle buona pizze occorreva spostarsi di molte decine di Km dopo essersi informati sulla scelta delle migliori qualità. Questa tendenza ad un notevole aumento del consumo ha comportato un vero proliferare di nuove pizzerie dapprima nei maggiori centri urbani per poi diffondersi in ogni dove. Carlo e Mario, i protagonisti del presente racconto, hanno pensato di approfittare del momento favorevole organizzando un’attività che si è dimostrata subito come molto redditizia. È da rilevare una particolarità speciale che aveva il merito di far crescere il risultato economico della attività. Il loro impegno consisteva nell’individuare qualche pizzeria caratterizzata da elementi positivi dai quali risultasse promettente un intervento teso a migliorare l’economia ottenibile con una buona organizzazione generale dell’attività per poi nell’ordine acquistare la pizzeria, eseguire i necessari lavori di sistemazione e potenziamento in modo da renderla atta alla produzione di pizze in grande quantità e di ottima qualità, gestirla direttamente per una cinquina di anni onde avviarla e pubblicizzarla nel modo migliore ed infine venderla per un prezzo di notevole convenienza economica.
Da segnalare che l’intera attività aveva una caratteristica di base consistente non soltanto nella produzione e vendita della pizza quanto invece fosse basata su un servizio ben più ampio essendo comprensivo di un ottimo pane, panettoni altri prodotti alimentari vari.

LA COMPRAVENDITA DI PIZZERIE ESISTENTI

Individuata la pizzeria che presentasse le caratteristico citate e che fosse di proprietà I nostri personaggi provvedevano all’acquisto dell’immobile mentre al conduttore versavano il giusto compenso per la cessione dell’avviamento commerciale e per il mobilio. E’ da precisare come nel periodo di cui si tratta non esisteva affatto la possibilità di aprire nei centri urbani delle nuove piccole o grandi attività commerciali del tipo idi quella in argomento perché la pubblica autorità aveva il compito di tutelare la situazione urbana esistente non rilasciando affatto nuovi permessi di apertura nuovi negozi o botteghe artigiane se non raramente e quando giustificati da effettive e documentate necessità.
Una volta ottenuta in proprietà la pizzeria, i due amici si davano da fare per migliorarla notevolmente in tutti i suoi settori e quindi ammodernando il mobilio e soprattutto adottando gli ultimi ritrovati in tema di attrezzatura di lavoro e di qualità dei componenti di base sceglienfo i migliori allo scopo di ottenere distinte qualità e quantità di prodotti.
In sostanza il loro programma consisteva nel riuscire entro un periodo di circa un quinquennio, a rilanciare il servizio ottenendo una migliore e e numerosa clientela dopo di che mettevano in vendita l’intera attività per un prezzo adeguato alla sua attuale resa economica.
In conclusione l’impegno costante di dei due amici Carlo e Mario non era affatto quello di fare i pizzaioli quanto invece di effettuare, con la loro buona competenza e praticità, il commercio di pizzerie comprate in un determinato stato per rivenderle dopo averle notevolmente migliorate in tutti i settori importanti e soprattutto in quello gestionale.
Il tutto si dimostrava molto soddisfacente sia dal punto di vista economico in quanto l’utile netto di ogni operazione, comprovato dai ripetuti risultati ottenuti negli anni precedenti, risultava molto più soddisfacente di quello basato su semplice esercizio di pizzaioli.
Oltre a questo sussisteva un altro aspetto che dava soddisfazione ed era l’impegno nella scelta del nuovo esercizio e soprattutto lo studio delle nuove modalità di gestione da utilizzare onde rendere sempre più funzionale e redditizio il prossimo impegno. In pratica non appena essi avevano finita la sistemazione di un nuovo locale ed iniziata la sua gestione che si prevedeva limitata ad una sola cinquina di anni, si mettevano già alla ricerca del prossimo locale in quanto la decisione doveva essere studiata prioritariamente ed a fondo basandosi su molti elementi di base.

In definitiva le operazioni tecnico-economiche svolte dai due protagonisti possono riassumersi in due atti distinti come segue : Il primo atto che consiste nella ricerca e nell’acquisto a prezzo o molto basso di un rudere di pizzeria. Dopo alcuni anni si verifica il secondo o atto con la vendita a importo convenientemente maggiorsto di una pizzeria modello con mobilio nuovo e funzionale con un grande e nuovo forno a legna e soprattutto con un vero tesoro di esperienza in fatto di acquisto delle materie prime da usare per produrre pizze veramente eccezionali ed ancora con con un nutrito bagaglio di clienti provenienti da una vasta area. Si capisce come quella descritta sia un’attività con sicuro e consistente introito finanziario.

IL PROGRESSO E LA MORTE DEI PICCOLI NEGOZI TRADIZIONALI

Al momento dello svolgimento della nostra storia, Carlo e Mario avevano già concluso cinque compravendite di pizzerie avendo accumulato un bel gruzzoletto di denaro nel mentre stavano studiando per poter eseguire il sesto affare.
A quel punto però i due amici, che erano sempre andati pienamente d’accordo ottenendo brillanti risultati sia economici che di soddisfazione personale, cominciarono e discutere di problemi senza riuscire a trovarne soluzione.
Era stato Carlo, il più riflessivo dei due, a sollevare per primo il problema sostenendo che, da informazioni ottenute da esperti di nuove attività, si sentiva in dovere di comunicare a Mario che. secondo lui, la loro attività era destinata a scomparire venendo assorbita da grandi supermercati che, assieme a ristoranti di qualità, gestivano anche la pizzeria per cui loro due, una volta sistemata la sesta pizzeria, avrebbero incontrato serie difficoltà per trovare il compratore. Quello che si profilava era un cambiamento sostanziale di tutte le iniziative che in un futuro molto prossimo, dovranno basarsi su un sistema informatico che regoli tutto l’insieme mentre loro e le relative pizzerie andavano avanti con sistemi vecchi e destinati a morire.
L’amico ribatteva che era consenziente con lui perché aveva una approfondita idea sulle tendenze in atto, però si sentiva sicuro dell’effetto contrario rispetto al parere specifico di Carlo. A suo avviso la pizzeria vecchio tipo con il suo bel forno a legna sarà sempre ricercata per le sue caratteristiche tradizionali in netto contrasto con le nuove tecniche e che lo sarà ancora di più in futuro. Semmai si dovrà curare bene la scelta dell’acquisto di una vecchia pizzeria basandosi sulla sua caratteristica di tradizionalità per cui sarà molto più difficile di oggi ma sempre molto conveniente.
Le discussioni tra Carlo e Mario diventavano sempre più accese ma senza definire nulla. Alla fin fine dicevano tutti due la stessa cosa e cioè che il loro impegno, continuato ormai per oltre 20 anni, di comprare pizzerie per avviarle bene e poi rivenderle a maggior prezzo, non poteva più sopravvivere e bisognava cambiare sostanzialmente nel genere di loro lavoro . Oltre tutto comprare una pizzeria per rivenderla ristrutturata ad economia come facevano i due amici non risultava essere un’operazione del tutto corretta. La discussione diventava sempre più accesa e minacciava di provocare la rottura di una amicizia così importante.

IL DISSIDIO TRA AMICI

Carlo, come ebbe la netta la sensazione di un dissidio inconciliabile tra due grandi amici e volle aprirsi del tutto e far constatare anche a Mario che il raggiunto benessere economico stava per provocare un problema veramente intollerabile come quello della fine della loro grande amicizia. Finalmente d’accordo su questo punto ammisero che in quel momento sussisteva solo una cosa da fare : evitare assolutamente che si avverasse la prova di aver fallito tutta la loro vita, perché questo sarebbe stato ampiamente dimostrato dalla loro rottura. “Ma con tutti i nostri sforzi , tutto il bene che ci siamo voluti, tutto il lavoro di anni ed anni avrebbe avuto come risultato la fine della loro amicizia! No, assolutamente no!”. Finalmente appariva chiara la decisione da prendere : fare tutto il contrario e cioè eseguire tutto quello che avrebbe garantito la durata della loro grande amicizia!

LA SCELTA DI UNA NUOVA ATTIVITA’

Considerato bene il ragionamento sul quale concordavano in toto, cominciarono a passar in rassegna quale nuova attività avrebbero potuto iniziare, però in questo problema non riuscivano a raggiungere alcun risultato valido.
Prima di tutto o esaminarono la loro situazione reale. Erano ambedue prossimi ai a 60 anni e cioè a quella età alla quale si potrebbe andare in pensione ma loro non potevano ottenere una pensione decente a causa dei modesti versamenti fatti. Considerando il capitale depositato in banca cercarono una società assicuratrice per verificare se il loro capitale poteva essere trasformato in un vitaliziò di importo sufficiente a iniziare una vita completamente diversa da pensionati gaudenti. Anche questa soluzione non andava bene perché il far nulla era una soluzione che aborrivano.
Carlo ebbe una visione : il loro lavoro era la loro passione ed allora dovevano farlo per l’ultima volta ma in maniera superba. Occorreva una decisione grande, definitiva. Dovevano fare il loro ultimo lavoro il quale, proprio perché era l’ultimo doveva essere esemplare.

LA NUOVA ED ULTIMA PIZZERIA

Presa la decisione di non abbandonare il lavoro di pizzaioli, cominciarono a guardarsi attentamente in giro e scopersero che c’era in vendita un grande ristorante. Lo comprarono per trasformarlo nella loro ultima pizzeria che, proprio per il fatto che sarebbe stata l’ultima dovevano curarla, rifinirla e lanciarla in modo superiore. Vi fecero quindi costruire un forno a legna di grandi dimensioni e tale da poter garantire la sopravvivenza della pizzeria rispetto un progresso che ne invocava la fine ingloriosa. A lavori ultimati aprirono una attività di grande mole e qualità con annesso panificio, il tutto in grado di sfornare pro,dotti che non sarebbero falliti mai : prima di tutto il pane ottenuto da ottime farine naturali e cotto su forno a legna e che costituiva un tipo di alimentazione primordiale di tutto il genere umano ed in secondo luogo quel piatto che dall’Italia aveva conquistato il mondo intero cioè la pizza.
Assunsero quindi personale giovane e qualificato per finire con l’apertura di una grande pizzeria veramente bella e funzionale.
Successivamente Carlo e Mario curarono di persona l’esercizio del locale abbinando tra di loro tre elementi importanti : la produzione di alimenti finiti di ottima qualità, un prezzo di vendita al minuto contenuto al massimo ed infine un servizio inappuntabile, ottenendo fin dai primi giorni una nutrita e buona, clientela.
Poi i due amici continuarono a dirigere personalmente il funzionamento della pizzeria/panificio curando in particolare il lavoro del personale, preoccupandosi soprattutto di formare un assieme di dipendenti efficienti e di buon carattere. La presenza assidua dei due proprietari senza mai smettere di eseguire anche lavori manuali fatti alla stessa stregua dei dipendenti, contribuì alla creazione di un’organizzazione in grado di funzionare autonomamente sotto la guida di un giovane molto promettente in quanto i due proprietari erano coscienti del fatto ineluttabile che un giorno non molto lontano avrebbero dovuto abbandonare del tutto la propria presenza in pizzeria.
La conclusione della vicenda dei due amici Carlo e Mario vede che la proprietà è sempre loro avendo affittato il centro pizza al giovane ben preparato che fu contento di assumere in proprio la gestione per continuarla sulle orme dei due amici già collaudate da anni di fruttuoso esercizio.

IL NUOVO IMPEGNO DI MASSIMA SODDISFAZIONE

I due amici, finalmente a riposo, sapevano di possedere una caratteristica che differiva profondamente da quella normale degli anziani a riposo: aborrivano il dolce far nulla. Fin dal primo giorno di assenza lavorativa in pizzeria si sentivano distrutti nel morale. Stare li a casa senza lavorare si sentivano completamente a terra .

Ancora una volta fu Carlo a far risaltare quanto ambedue soffrivano al solo pensare di passare altre intere giornate di 24 ore senza far nulla. .
Cominciò a chiedere all’amico se esisteva un modo di passare la giornata esercitando una attività che ufficialmente non si chiamasse lavoro ma che possedesse la cosa, il senso, la parte, in definitiva quella caratteristica e solo quella che essi prediligevano quando lavoravano. Mario provò ad elencare molte attività dicendo: se fossimo stati studiosi avremmo potuto metterci a studiare, forse ad iscriversi all’università e laurearsi ma siamo dei perfetti ignoranti e non possiamo. Fossimo dei caratteristi particolari nel nostro modo di vivere, potremmo fare gli attori di teatro ma noi siamo tutt’altro Avessimo passione per la musica potremmo creare un duetto strumentale e fare spettavoli musicali ma siamo ambedue clmpletamente stonati. Insomma non vedo nulla che vada bene per noi.

Carlo che era sempre stato il promotore di tutte le loro iniziative, disse che anche loro avevano una grande dote e che era da quella che dovevano partire. Ciò che dovevano utilizzare per passar bene gli ultimi anni era la loro grande bontà d’animo ed era da qui che dovevano partire. Allora Mario sbottò nella soluzione vera. Si, Carlo hai ragione, è tutto chiaro. Noi dobbiamo dedicarci al volontariato e aiutare la povera gente come i vecchi che vivono da soli e nell’indigenza e qui trovare la nostra ultima soddisfazione. Oltretutto possediamo anche una buona posizione economica che ci può situare in questo impegno.

I due amici, finalmente a riposo, hanno quindi intrapreso una nuova attività dalla quale si accorsero di ricavare molta soddisfazione pari a forse anche maggiore di quella della gestione della pizzeria ; fare del volontariato in aiuto, anche economico, di persone anziane e prive di familiari e di risorse economiche. Agendo in questo modo Carlo e Mario, che, non avendo mai formato una loro famiglia per diversi motivi non ultima la mancanza di tempo libero dovuta allo stressante lavoro svolto per anni ed anni, si accorsero che l’ultima attività scelta liberamente dava loro tanta soddisfazione dovuta ai risultati che percepivano tutti i giorni da persone cui davano, del tutto individualmente e senza compenso, un grande aiuto che si rifletteva con un miglioramento della loro vita.

FINALE FESTOSO

Della loro grande soddisfazione i due amici parlavano spesso ed entusiasticamente raccontandosi reciprocamente i piccoli episodi che accadevano alle persone aiutate da loro e ogni volta magnificando la loro attuale vita piena delle più belle soddisfazioni del loro attuale impegno.

Stava accadendo anche un fatto molto simpatico. Tra i racconti di alcuni vecchietti uscivano anche delle storie di vita vera che poi si intersecavano con fatti altrettanto veri e dovuti alla cura che proprio loro, Carlo e Mario, usavano fare nell’aiutarli a passare qualche brutto momento di quella vecchiaia in solitudine. Ebbene questi racconti risultavano cosi interessanti che i due amici decisero di non lasciarli da parte ma cominciarono a farsi ripetere il racconto completo dal vecchietto con la ripresa video fatta col loro telefonino. Ne risultò una serie di racconti cha man mano che si verificavano venivano ripresi scena e parlato col telefonino e dopo archiviati per costituire un valido ricordo del volontariato svolto dai due amici.

Qualche volta accadeva anche di parlare della loro passata vita di pizzaioli dove finivano per commentarne il finale. Era Mario che si dilungava volentieri a spiegare come la loro pizzeria, nonostante il progresso, oltre ad avanzare spietato, stava modificando l’ambiente naturale e soprattutto il modo di vivere, trovò giusto confermare la sopravvivenza di alcune usanze tradizionali le quali, come i due amici avevano previsto, invece di tramontare risaltavano sempre di più di fronte ad una massa di elementi mortificati dalla necessità di produrne quantitativi enormi ed a basso costo di beni di varia natura allo scopo di diventarne gli unici esclusivisti . Carlo portava l’esempio del pane la cui produzione stava subendo una vera metamorfosi con concentrazione in enormi stabilimenti atti a produrre del pane resistente a lungo tempo, previ particolari trattamenti e pane di una qualità molto modesta anche se perfettamente commestibile, destinato comunque all’alimentazione umana ma che non potrà mai sostituire il pane che esce dal forno della pizzeria.

Però c’era un argomento del quale I due amici non potevano assolutamente evitare di discorrere ed era il volontariato da loro esercitato dopo tanti anni di lavoro senza aver mai immaginato si trattasse di una pratica così importante e bella.

Passarono alcuni anni ed anche Carlo e Mario dovettero a malincuore smettere la loro azione di volontariato anche a causa del fatto che non riuscivano più a guidare l’automobile, mezzo dimostratosi di prezioso aiuto anche per il loro volontariato . Essi , vivendo assieme ed assistiti da personale adatto, conducevano la normale vita da anziani giocando a carte con coetanei che vi partecipavano molto volentieri, facendo delle belle passeggiate, assistendo o a riunioni pubbliche istruttive In pochi termini comportanfosi al meglio tenuta presente l’età.

In alcune riunioni tenute a casa facevano vedere agli ospiti il film con i racconti dei vecchietti che loro le avevano assistito e., nell’occasione raccontando ulteriori aneddoti di quel periodo riuscendo a far capire agli ospiti con esempi reali la gioia che tutto ciò apportava loro.

E sono di Mario le ultime parole. ” Carlo devo complimentarmi con te perché quando ci siamo trovati senza sapere cosa fare degli ultimi anni della nostra vita hai detto una grande frase che bisognerebbe ripetere spesso : “é dalla bontà d’animo che bisogna partire al momento delle difficoltà” .