LA COMPENSAZIONE

INTRODUZIONE

L’esame della natura in tutti i suoi risvolti è senza dubbio uno dei compiti più complessi che si voglia assolvere proprio perché la sua caratteristica principale è la moltitudine infinita di qualità che le è propria.

L’esempio che balza per primo agli occhi è senz’altro il tempo atmosferico. Si può tranquillamente affermare che anche al trascorrere nel tempo di una infinitesima durata corrisponde una miriade di variazioni. Alla base di questo fenomeno sta il fatto che la terra ruota attorno al proprio asse con assoluta continuità. Per avere una altrettanto sicura costanza nel tempo sarebbe necessario invece che si fermasse il che determinerebbe la rapida fine del mondo.

Assodato che in questo nostro mondo tutto cambia in continuità ne derivano una infinità di conseguenze impossibili da elencare in questo modesto lavoro.

Quello che è alla conoscenza generale è il danno che deriva dal continuo cambiamento di attività di molte tipologie per le quali il consigliabile ma difficile modo di agire sarebbe invece una assoluta e fissa continuità durante le 24 ore della giornata per tutti i 365 giorni delle annate. Per rimediarvi, almeno in parte, esiste il metodo chiamato “compensazione”, che consiste nell’accumulare le eccedenze generiche per poterle rimetterle in circolo nei tempi di crisi. Allo scopo diventa necessaria la presenza di una struttura di accumulo avente una capienza adeguata alla massima escursione della punta del fabbisogno.

Un esempio banale ma molto significativo è quello del fornaio il quale deve ogni giorno modificare la quantità di pane da produrre nelle 24 ore della giornata per evitare di trovarsi senza pane e per coprire le ore di massima richiesta . Anche in questo caso il rimedio è dato dalla possibilità di accumulare il pane che eccede il consumo di alcuni ore per averle disponibili in quelle di forte richiesta. Infatti i fornai depositano sistematicamente il pane appena prodotto in grandi ceste che, in questo caso rappresentano la struttura di base dell’azione di compensazione. Il nome ufficiale di quella struttura è serbatoio.

UN EFFICACE UTILIZZO DELLA COMPENSAZIONE

Esaurita l’esplicazione generica della compensazione si vuole qui trattare della compensazione giornaliera degli acquedotti in quanto si tratta di risolvere un difetto che produce danni gravi in molti acquedotti dei quali si descrive una possibile ed efficace soluzione che sarebbe resa possibile senza dover eseguire opere costose ma soltanto tramite una regolazione specifica del funzionamento dei serbatoi di cui sono già dotati tutti gli acquedotti.

La spiegazione del fenomeno reale e della sua regolarizzazione di esercizio che viene quì descritta, costituisce, ad avviso di chi scrive, un racconto piacevole da leggere a qualunque tipo di lettore anche se totalmente all’oscuro dei particolari tecnici dell’argomento in sè e per sè.

UNA COMPENSAZIONE IDEALE DEL SERVIZIO PUBBLICO “ACQUEDOTTO”

Il vero protagonista del racconto è il “serbatoio di compensazione giornaliera” che consiste in un ampio contenitore che, in linea puramente teorica, dovrebbe riempirsi di notte per riuscire il giorno dopo ad immettere nell’acquedotto il volume di acqua così accumulato e raggiungere lo scopo di far fronte alle punte di consumo diurne. Detto in parole semplici un funzionamento del genere costituirebbe l’optimum in quanto oltre a soddisfare in toto il fabbisogno degli utenti, otterrebbe il funzionamento ideale del sistema acquedottistico ed anche quello delle sorgenti dell’acqua in quanto tutto funzionerebbe in maniera costante con una produzione ed una consegna ambedue ottimali. Infatti da una parte le fonti che forniscono l’acqua sarebbero sfruttate in maniera costante per tutte le 24 ore della giornata e dall’altra le spese di esercizio sarebbero ridotte al minimo in quanto diminuiscono le portate d’acqua di punta oraria sostituite da una portata media giornaliera.

Per rendere facilmente comprensibile la spiegazione di tutto questo si riporta un paragone molto significativo.
Si confronta la costruzione di un ponte con quella di un acquedotto. Ambedue le opere vengono ideate secondo lo stesso principio cioè sul soddisfacimento delle punta di attività Nell’esempio il ponte viene dimensionato in modo che sia in grado di sopportare il passaggio dei carichi massimi. Verificata questa possibilità con una effettiva prova di carico, il ponte risulta, tanto meglio, in grado di sostenere un carico meno pesante di quello di detta verifica.

Lo stesso ragionamento viene adoperato per dimensionare l’acquedotto il quale deve essere in grado di soddisfare il consumo massimo dell’utenza senza preoccuparsi di quello che accade durante i periodi di minor consumo considerandoli, allo stesso modo del ponte, tanto meglio sostenibili.

A questo punto è necessario considerare i consumi statistici degli acquedotti in quanto i loro giorni di consumo elevatissimo statisticamente sono pochissimi durante un’intera annata mentre per la stragrande maggioranza si verificano consumi medi o medio bassi. Questo significa che durante un’intera annata le sorgenti danno una portata in eccesso rispetto ali consumi prevedibili ed i serbatoi, essendo alimentati con portate eccedenti il fabbisogno, rimangono sempre pieni escludendo il funzionamento già indicato che sarebbe quello di riempirsi la notte per far fronte alla punta del giorno dopo. In pratica durante la maggior parte dell’anno le fonti di notte riducono la loro portata per aumentarla di giorno e ciò comporta un loro cattivo funzionamento con danni nella loro costituzione in quanto la maggior parte delle fonti durano molto tempo se funzionano a portata costante mentre sono danneggiate dal funzionamento pulsante. Anche i consumi elettrici dell’acquedotto sottoposti a continue variazioni di portata denunciano consumi molto alti.

LA RISOLUZIONE DI UN ‘UTOPIA ACQUEDOTTISTICA


L’ideale per gli acquedotti sarebbe quello di produrre ed utilizzare fin dalla mezzanotte della giornata e fino alla mezzanotte del giorno dopo una portata media fissa e costante.
A prima vista questo viene ritenuto un’utopia perché in natura non esiste alcun modo per conoscere quale sarà il volume d’acqua richiesto in un giorno che deve ancora venire.

La soluzione è stata trovata capovolgendo il problema e cioè imponendo, in tutte le giornate nessuna esclusa, di utilizzare tutto il volume accumulato nella notte. Questo ha luogo imponendo nelle 24 ore i livelli che devono mantenere i serbatoi ora per ora. In pratica viene imposto a tutti i serbatoi di svuotarsi di giorno e riempirsi di notte con un andamento fisso e statisticamente valido in tutta l’annata.
In altre parole si tratterebbe di sostituire la regolazione “al massimo livello” dei serbatoi attuata dalla gran parte degli acquedotti in poiché l’avere i serbatoi sempre pieni d’acqua viene erroneamente considerata una ottima misura di sicurezza, e sostituirla, dicevamo, con la regolazione dei serbatoi “a livelli imposti” che invece garantirebbe lo svuotamento diurno ed il riempimento notturno dei serbatoi con una certa regola. Dalle esperienze condotte per decenni su acquedotti reali si è constatato che la portata prodotta dalle fonti è risultata molto vicina a quella media giornaliera e quindi con funzionamento ideale sia delle fonti e sia dei serbatoi di compensazione giornaliera.
I vantaggi constatati sono stati sia di uno sfruttamento delle fonti molto basso come pure basso è risultato l consumo di corrente elettrica di esercizio degli impianti.
Non si riesce a capire come mai un semplice provvedimento come quello descritto sia raramente adottato nell’esercizio reale degli acquedotti italiani.
Al tempo stesso viene qui assicurato che esiste nella vita di tutti i giorni l’adozione della compensazione in modo spontaneo e per niente noto alla stessa persona od ente che lo fa del tutto spontaneamente e senza rilevarne l’importanza.

Opportuno l’averlo messo in luce nel presente racconto.