IL VILLAGGIO “AMICIZIA”

INTRODUZIONE

Luisa, una signora benestante di 55 anni, sta trascorrendo il miglior periodo della sua vita. Ha due figli, maschio e femmina, sposati, con un buon lavoro e proprietari di casa. Da cinque anni si è “cordialmente” separata dal marito a causa di reciproche incomprensioni che entrambi ritenevano irrinunciabili, per cui hanno ritenuto conveniente che ciascuno si riprendesse la propria libertà. Il marito si è già trovato una nuova compagna, mentre lei ha preferito una vita aperta al sociale. Ha delle amiche con le quali condivide vari interessi. Con queste amiche fa piacevoli viaggi, visita musei e mostre d’arte, frequenta teatri e cinema e, anche quando sono a casa, si trovano quasi tutti i giorni per trascorrere qualche ora assieme. Tutte e tre godono di una certa agiatezza economica dovuta principalmente alla liquidazione ricevuta quando sono andate in pensione e dalla somma percepita dal marito in seguito alla separazione. Percepiscono una pensione niente male, avendo svolto incarichi apicali, chi in politica e chi in importanti società. Intrattengono buoni rapporti con i figli, i contatti telefonici sono quasi quotidiani, talvolta soggiornano qualche giorno a casa loro e a volte fanno dei viaggetti assieme a figli e nipoti.

UNA BRILLANTE IDEA

Le affiatate amiche formano un terzetto davvero ideale. Hanno tutto quello che una persona della loro età può desiderare, compresa una discreta salute.

Sono legate da una forte identità di vedute su molti aspetti della vita come quelli morali, culturali, nonché quelli rivolti a un sano divertimento. Questa coincidenza, che il passare del tempo conferma e, anzi aumenta, rende talmente piacevole stare assieme, che un bel giorno Luisa rivolge alle altre un discorso.

Noi siamo tre amiche che stanno bene assieme perché abbiamo in comune grandi affinità. Durante l’attività lavorativa abbiamo svolto tutte e tre mansioni di notevole rilievo in campo industriale, economico e culturale. Ora io mi chiedo e lo chiedo a voi: non vogliamo essere ancora protagoniste della nostra vita, non sentiamo il desiderio d’inventarci qualcosa di grande, di nuovo e di bello? Se, come credo condividete anche voi questa sensazione, invito ognuna di voi a darsi un periodo di riflessione per indagare su cosa vorrebbe realizzare, cosa potrebbe appassionarla, insomma riesumare un sogno sepolto in un dimenticato cassetto della memoria. Pensiamoci un paio di giorni, dopo e ci troveremo per comunicarci le nostre idee, eventuali proposte, qualcosa da fare tutte assieme.”

Invece solo il giorno dopo Luisa, che evidentemente covava qualcosa nel cuore già da tempo, telefonò alle due amiche, invitandole ad un incontro perché era pronta con una sua proposta.

Si trovarono lo stesso pomeriggio per ascoltarla.

Abbiamo constatato da tempo che noi tre stiamo bene assieme. Non capisco perché viviamo separate. Non sto affatto proponendo di riunirci in una stessa abitazione, ben sapendo come vanno a finire le convivenze. Ognuna di noi ha le proprie abitudini e le sue debolezze. Esistono forme di residenza che potrebbero fare al caso nostro: penso a un villaggio di villette singole che chiamerei “villaggio dell’amicizia”. Mi risulta che sia un esperimento già realizzato in molte parti del mondo, con buoni risultati. Basterebbe trovare altri tre o quattro come noi e creare un villaggio in una bella località e costruire delle case come piacciono a noi. Un elemento interessante di questo villaggio è che dovrebbe essere dotato di zone comuni, come ad esempio, una sala lettura adibita a biblioteca, un’ampia sala pranzo per consumare il pasto in compagnia, naturalmente per chi lo voglia, facendosi portare dal ristorante le pietanze pronte con il sistema del catering oppure trovando un cuoco da chiamare a discrezione. Il villaggio potrebbe avere anche una piscina dove trascorrere le giornate estive in compagnia.”

L’idea di Luisa non dispiacque alle amiche che però vollero pensarci per qualche giorno, prima di dare la loro adesione. Ognuna in cuor suo era favorevole, soprattutto pensando alla vecchiaia che, nonostante il loro aspetto ancora giovanile, stava avvicinandosi minacciosa. La soluzione proposta avrebbe consentito un’assistenza reciproca e, se necessario, avrebbe permesso, ripartendone il costo, di assumere in comune del personale più qualificato e con una formula più economica. Cercarono di considerare anche eventuali aspetti negativi, ma la loro natura battagliera, fece prevalere i vantaggi e pregustare l’entusiasmo della nuova prospettiva. Anche la prospettiva di allargare la loro amicizia a nuove compagnie, necessarie per completare il villaggio, le incuriosirono e le stimolarono.

Da quel momento, si dedicarono a tempo pieno a disegnare schizzi di casette, ognuna secondo il proprio ideale e lo sviluppo dell’intero villaggio. Immaginavano suggestivi panorami visibili dalle finestre di casa, pregustavano la comodità di scambiarsi visite o di ritrovarsi nella sala comune per giochi di società, pranzi o piacevoli serate. Nella grande sala, inoltre avere la possibilità di organizzare intrattenimenti culturali di alto livello, invitando valenti esperti d’arte o di altre discipline, tra le tante coltivate.

Insomma, per molti giorni le tre amiche si divertirono a fantasticare, annotando idee e schizzi che sarebbero tornati utili quando si fosse passati alla realizzazione del progetto.

INIZIA LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DEL VILLAGGIO

Trovato l’architetto di loro gradimento che aveva afferrato e condiviso la loro idea, lo incaricarono di cercare la zona adatta e quindi di progettare il piccolo villaggio.

Nel frattempo, cercarono, tra tutte le loro conoscenze, qualcuno che condividesse il loro progetto e riuscirono a trovare tre nuovi partecipanti, perché pensavano che le casette da costruire fossero otto, la più piccola delle quali sarebbe stata l’abitazione del custode. A quel punto mancava una adesione per cui non restava che incaricare un’agenzia immobiliare che potesse risolvere in modo rapido il problema.

Dopo qualche giorno, l’agenzia trovò una giovane coppia, un promettente giovane e una bella cubana, che cercava casa e s’innamorarono immediatamente dell’idea del villaggio dell’amicizia.

Accolsero con gioia i nuovi amici, prima di tutto per la loro giovane età, perché in un villaggio di soli anziani richiede anche la presenza di una persona giovane e aitante! Secondariamente il giovane presentava una grande competenza e passione per l’edilizia abitativa. I due dichiararono di essere ancora economicamente dipendenti dalle loro famiglie, peraltro benestanti, e di essere in procinto di sfondare nel campo digitale, se non in Italia, sicuramente all’estero, un settore in cui erano molto esperti. Il loro tempo, per il momento lo avrebbero volentieri dedicato interamente allo studio e poi alla costruzione di quel villaggio di cui si erano entusiasmati.

Il progetto progredì senza intoppi. Trovata l’area e fatto il progetto, si passò alla sua realizzazione. L’area venne suddivisa in due parti: quella in comune che comprendeva il piccolo parco, l’area per l’eventuale piscina e i suoi locali, le strade e i cortili interni e l’area della casa del custode, mentre la seconda consisteva in i sette lotti edificabili, ognuno assegnato alla singola proprietà, cioè alle sei amiche ed alla giovane coppia.

Luisa si dedicò alla verifica degli atti notarili d’acquisto, perché per lei era molto importante che fosse tutto in perfetta regola.

Anche l’acquisto dell’area sarebbe stato suddiviso in due parti distinte. La parte in comune richiedeva un unico atto notarile che doveva essere sottoscritto dai sette comproprietari

Luisa, fin dall’inizio pose molta attenzione nella scelta delle persone da accogliere nel villaggio. Propose e fece inserire una clausola nel regolamento condominiale che prevedesse, nel caso della vendita di un’unità, che i nuovi acquirenti dovessero avere i requisiti graditi ed essere accettati da tutti i condomini, perciò la stipula del nuovo contratto di compravendita doveva ottenere il benestare preventivo degli altri sei.

L’altro tipo di contratto riguardava la singola casa quindi ogni singolo privato rogitava il proprio accordo, dove erano esplicitamente escluse tutte le parti comuni che erano oggetto del primo atto.

Per quanto riguarda i finanziamenti venne deciso che ogni proprietario avrebbe agito per conto proprio, pagando per stati di avanzamento oppure facendo un mutuo e impegnandosi a versare sia le rate relative alla propria casa, sia la sua quota della proprietà comune.

Il nuovo arrivato si impegnò a tenere una specie di cassa ma soprattutto a seguire i lavori dell’impresa e prendere nota di tutte voci dei pagamenti, e di renderne conto in apposite riunioni condominiali.

Vennero stipulate delle polizze assicurative del tutto particolari. Una riguardava le aree comuni e ad essa venne allegato un vero e proprio regolamento che stabiliva diritti e doveri nell’uso delle parti comuni. Le altre sette polizze erano personali di ciascun proprietario.

GLI OTTIMI RAPPORTI CON LA COPPIA GIOVANE

I rapporti con la giovane coppia erano buoni, soprattutto per il loro interessamento e il contributo offerto con generosità. Essi strinsero una profonda amicizia con due delle amiche tra le ultime arrivate nel gruppo, entrambe persone semplici, modeste, fiduciose nel successo dell’iniziativa e molto contente e grate che la giovane coppia si accollasse il compito di seguire i lavori e la contabilità, dispensandole da ogni incombenza.

Questa gratitudine cementò l’amicizia al punto da formare un gruppo affiatatissimo. La giovane coppia supportava le due amiche, con competenza e una cortesia perfino esagerata tanto da sembrare studiata apposta per conquistare la loro totale fiducia. Probabilmente indotte dalle loro teorie, decisero di saldare subito il debito rimanente con la banca in modo da sentirsi libere da ogni impegno economico. Di questa scelta non ne accennarono a chicchessia.

L’amicizia e la fiducia erano diventate così profonde che il giovane si fece assegnare la procura generale in modo da poter agire, a loro nome e per loro conto tutto quello che riguardava la proprietà, perfino l’eventuale vendita dell’immobile.

Alla conclusione dei lavori e delle procedure necessarie per dichiarare l’abitabilità del villaggio, festeggiarono l’inaugurazione nella sala comune con un lauto pranzetto arrivato mediante catering. Con questo felice evento la piccola comunità sperimentò positivamente la convivenza perché risultò soddisfacente per tutti. Per terminare tutte le opere previste del villaggio, mancava solo la piscina la cui costruzione era stata rinviata a data da stabilirsi.

Iniziò così la nuova vita in comune che sembrava rispondere nel migliore dei modi alle attese sognate.

Le tre amiche, promotrici dell’operazione “villaggio dell’amicizia”, vennero festeggiate con omaggi floreali e dimostrazioni di riconoscenza per la buona riuscita del loro felice progetto residenziale.

Ben presto ripresero la loro vita di prima, fatta di avvenimenti culturali e di piacevoli intrattenimenti svolti con le consuete modalità, mentre le altre tre continuavano a ritrovarsi esclusivamente tra loro

La vita del villaggio scorreva splendidamente. Nello svolgimento delle attività collettive regnava la più bella armonia. Al tempo stesso nelle villette ognuno viveva la propria autonomia in tutta tranquillità perché l’adesione alle manifestazioni collettive era libera e facoltativa.

UN FATTO VERAMENTE INCRESCIOSO CHE SARA’ RISOLTO DA ARTEMISIO

Dopo qualche tempo, accadde un fatto increscioso. Quando le due amiche, ultime aggiunte alla compagnia, tornarono da una vacanza alle Canarie, trovarono una brutta sorpresa: sulle tre case, quelle loro e quella della giovane coppia, spiccava, a caratteri cubitali, una terribile scritta:

VENDESI

Agenzia Immobiliare “Tutta Casa”.

Non credevano ai loro occhi! Si trovarono addirittura senza la casa! Si accorsero presto che nella porta della loro villetta era stata sostituita la serratura per cui non potevano nemmeno entrare. Gli autori dell’imbroglio erano scomparsi e si diceva che fossero fuggiti senza salutare nessuno, a Cuba dove, si diceva, che la ragazza avesse una sua attività.

Finalmente le due signore confidarono la loro disperazione a Luisa che cercò di tranquillizzarle invitandole, prima di disperarsi, a valutare con calma la situazione. Prima di tutto, le consigliò di verificare due importanti elementi. Innanzi tutto, il fatto che l’agenzia avesse esposto i cartelli “vendesi” significa soltanto che aveva ricevuto, a seguito della delega data alla coppia, solo l’incarico di vendere, ma ciò non significava che fossero già vendute. In secondo luogo, ogni eventuale vendita escludeva la parte comune dell’area e quindi, nella peggiore delle ipotesi, le case vendute sarebbero state prive del diritto di accesso e quindi inservibili. Poi aggiunse un terzo consiglio che fu quello di rivolgersi subito ad Artemisio, il grande investigatore, che sicuramente sarebbe stato in grado di chiarire l’accaduto e di sistemare le cose nel migliore dei modi.

E così fecero.

Artemisio interviene prontamente e per prima cosa consultò i documenti relativi all’acquisto delle due case dai quali emerse chiaramente che, l’eventuale compratore non avrebbe acquistato la comproprietà in comune e quindi si sarebbe trovato nell’impossibilità di accedere alla casa. Per acquistare la strada di accesso, e con essa tutte la parti comuni, era necessario che l’atto di acquisto fosse approvato e sottoscritto da tutti i comproprietari, cosa questa che mancava completamente.

Subito dopo l’investigatore contattò l’agenzia incaricata. Alle prime spiegazioni di Artemisio, l’agenzia prese immediatamente le distanze dalle complicazioni di cui non voleva nemmeno sentir parlare. L’agenzia aveva avuto soltanto copia della procura a vendere e quindi l’incarico di trovare dei compratori, proponendo un prezzo piuttosto basso per facilitarne la vendita, ma fino a quel momento non era stato fatto ancora nulla.

Tornato dalle due clienti Artemisio, le invitò di andare al più presto dal notaio con il quale era stata stipulata la procura a vendere per annullarla. Compiuto questo passo e accertato che nessuna casa era stata venduta, le legittime proprietarie poterono cambiare nuovamente le serrature delle porte e tornare nel pieno possesso della propria casa.

Il felice dissolversi dell’incubo, ridonò serenità alle incaute amiche che, nel liquidare Artemisio tra mille ringraziamenti per la repentina soluzione con cui aveva risolto il loro problema, si sentirono rispondere che il suo lavoro non era finito. Secondo lui, i due giovani disonesti, loro ex amici, erano ancora proprietari della loro casa ed egli voleva approfittare di questo per richiedere loro i danni per il tentativo di truffa perpetrato. Per Artemisio tutta la vicenda aveva dell’incredibile, poiché non era ammissibile che i due giovani fossero così disonesti, utilizzando la procura carpita con la falsa recita con cui riscossero la fiducia.

Procuratosi l’indirizzo dei due lestofanti a Cuba, inviò una raccomandata chiedendo i danni e minacciando il ricorso alla magistratura per la truffa intentata nei confronti delle due donne. In risposta, ricevette una laconica comunicazione con la quale fornivano il nominativo dell’avvocato a cui avevano affidato l’incarico di dirimere le loro faccende in Italia.

Senza perdere tempo, Artemisio contattò l’avvocato che gli spiegò come stavano le cose. I due giovani volevano aprire una importante attività a Cuba ed avevano chiesto un mutuo di ingente valore alla banca locale. La banca, non si era accontentata dell’ipoteca che egli stesso aveva acceso sulla sua casetta nel “villaggio amicizia”, ma per accordarlo, pretendeva ulteriori garanzie. Dichiarò che si sarebbe accontentata di constatare quale altra possibilità aveva di realizzare un’ulteriore capitale necessario a garanzia del mutuo. A tale possibilità, pensarono di inscenare una serie di prove fasulle esibendo la delega notarile a vendere che aveva dato alla agenzia d’affari in Italia, accompagnandola dai dati delle tre case che aveva messo in vendita. Aveva mostrato anche le fotografie con i cartelli “vendesi” posti sulle casette, il cui valore superava di gran lunga la somma chiesta alla banca cubana.

L’avvocato comunicò ad Artemisio che il suo cliente era al corrente che la vendita delle case del villaggio era impossibile e ciò costituiva una attenuante alle sue colpe. Egli, infatti, aveva lasciato all’avvocato una somma di denaro proprio per risarcire il danno arrecato.

L’avvocato, ricevute le coordinate del conto, versò il risarcimento e la cosa finì con colori meno foschi di quanto era parsa all’inizio.

In realtà il danno subito dalle due amiche era assai modesto, trattandosi soltanto della sostituzione delle serrature e della paura di aver perso le case.

La vita nel villaggio riprese normalmente dando conferma de nominativo scelto fin dall’inizio. Quello doveva restare il villaggio dell”amicizia