IL MACCHINISTA DEL CINEMA

INTRODUZIONE

In un paesino di mezza montagna. E’ appena finita la guerra.

Livio, un ex capo dei partigiani che dalle montagne che circondano il paese sono scesi per festeggiare l’esercito americano che, risalito da sud, ha conquistato tutta la penisola italiana arrivando anche al paese dove installa il campo provvisorio nella piazza del Municipio rimanendovi per una trentina di giorni.
Descrivere la situazione del paese in quel tempo non è cosa facile. La gente era reduce da un periodo bellico molto duro non tanto per le scaramucce di guerra quanto invece per la mancanza di tutto quello che serviva per vivere. Quello che si trovava da comprare era appresentato da alcuni generi alimentari di pessima qualità e da acquistare con la tessera cioè con un cartoncino da strappare giorno per giorno per ottenere le varie cibarie di pessima qualità ed in misura minimale.
L’arrivo degli americani che regalavano a tutti le cose che i valligiani non conoscevano nemmeno più come ad esempio il pane bianco che, paragonato con quello nerastro comprato con la tessera, era così candido da sembrare qualcosa di incredibilmente diverso dal pane stesso. Ai ragazzini regalavano la gomma americana che nessuno conosceva, tanto è vero che al primo assaggio i ragazzi chiedevano come fare per inghiottirla non immaginando nemmeno che fosse fatta per essere soltanto masticata. In realtà quei primi giorni di pace e di ricchezza di generi di vario tipo sono ritenuti da tutti come qualcosa di miracoloso e di incredibile.

Passati alcuni mesi di gioia grande si cominciò ad organizzare il lavoro che, a causa della guerra, era stato completamente sospeso, abbandonato. L’unico che era continuato, anzi che durante il periodo bellico era sopravvalutato, era l’agricoltura poiché dava modo di mangiare qualcosa di naturale , di buono. Tutte le e altre attività in tempo di guerra non esistevano proprio.
Il fatto di iniziare alcuni lavori come la riparazione delle case, la costruzione di qualcuna di nuova abitazione o il restaurarne quelle vecchie e soprattutto alcuni cantieri che lo stato aveva aperto per poter dotare il paese di quelle infrastrutture che durante la guerra erano state lasciate a sè stesse, diedero modo di far nascere un periodo d’oro. Qualunque persona sana che avesse voglia di fare trovava mille modi per imporsi in molteplici attività ed anche quelle più disparate con successo sia economico che di soddisfazione per le belle cose che venivano costruite dai bravi giovani pieni di entusiasmo per poter finalmente darsi da fare.
Per farla breve aveva avuto inizio quel fenomeno chiamato miracolo economico italiano del dopoguerra in quanto la necessità di colmare il vuoto provocato dalla guerra favoriva qualsiasi attività che nel caso particolare veniva svolta da persone piene di voglia di lavorare ed al tempo stesso molto predisposte e molto industriose nell’organizzare qualsiasi tipo di attività. Per giunta essendo state trattenute a forza durante la guerra, in quei primi giorni di pace avevano la soddisfazione di fare e di guadagnare quel denaro che quasi quasi non conoscevano più. Non è il caso qui di descrivere la quantità di iniziative che ebbero nascita ed incremento continuo, progressivo con abbondanza di brava e piena buona volontà..

IL CINEMA

Era accaduto che Livio Morello l’ex comandante in capo della schiera di partigiani d3ll zona del Grappa, premiato con medaglia d’oro per le mirabili azioni fatte durante la ritirata dei tedeschi, diffondesse la notizia di essere intenzionato ad aprire il cinema del paese. Detto e fatto, presa in affitto una vecchia casa, che era rimasta incompiuta ed abbandonata da anni, diede inizio subito ai lavori di modifica per ricavarvi il locale cinema e per sistemare o costruire ex novo tutte necessarie strutture edilizie del locale e dell’annesso cortile dove sarebbe sorto il cinema all’aperto. L’edificio venne completamente svuotato delle pareti interne e di alcuni solai, per ricavane una grande sala con ingresso separato ed un’ampia loggia al primo piano dove si trovava anche la cabina di proiezione. Il vecchio solaio di legno nato per scopo di normale abitazione si dimostrava inadatto a sopportare il maggior carico costituito dalla folla compatta degli spettatori della loggia e quindi venne rinforzato costruendo un parapetto che divideva dalla sottostante sala fatto come robusta capriata. In sostanza si potrebbe oggi affermare che la loggia del cinema era sostenuta da un parapetto in legno.
E’ da rilevare la caratteristica fondamentale di una doppia possibilità di spettacolo cioè con normali sedie in legno e sedile di paglia intrecciata presenti nella sala in maniera superlativa in quanto durante gli spettacoli al chiuso tutta la superficie dell’ampio locale compresi i corridoi di transito, era riempita di sedie rendendo estremamente pericolosa la eventuale necessità di urgente evacuazione.
Il secondo modo avveniva all’aperto in quanto sia la sala che la cabina di proiezione erano dotate di un’amplia apertura delle pareti attraverso la quale l’immagine luminosa poteva proiettarsi anche sullo schermo posto in fondo al cortile adiacente. Allo scopo bastava girare la macchia attorno al perno centrale e spostare tutte le sedie di legno sistemandole nel grande cortile di cui si è detto. La diversificata proiezione durante l’estate consentiva agli spettatori di evitare il caldo della sala affollata di gente. In caso di pioggia non si presentava alcun problema perché ogni spettatore poteva rientrare in sala portandosi appresso la propria sedia. L’operatore girava il proiettore e lo spettacolo continuava al coperto. Durante le proiezioni diurne l’apertura nel muro perimetrale veniva chiusa tramite una grossa tela.

IL MACCHINISTA

Molto importante, quale personaggio di base del racconto, la presenza in paese di Secondo, un bravo elettricista che si era dichiarato disponibile per seguire il funzionamento della macchina da proiezione.
Finiti i lavori. Egli fu avvertito perchè assistesse al montaggio della nuova macchina ed avesse le necessarie istruzioni di funzionamento.
La macchina, allo scopo di economizzare sul prezzo di acquisto, era stata privata fin dall’inizio
degli automatismi di regola per cui è necessario precisare qui le particolari modalità da attuare durante il suo funzionamento.
L’operazione più importante e cioè la proiezione luminosa sullo schermo, era effettuata tramite una luminosissima lampada costituita da due carboni lunghi una trentina di centimetri e rivestiti di una pellicola di rame che, perfettamente allineati ed accostati .l’un l’altro con le punte distanziate di circa mezzo centimetro dove, a posteriori dello scoccare di un luminosissimo arco voltaico, i carboni, per tutta la durata della proiezione pari a circa tre quarti d’ora per ciascun tempo dello spettacolo, si consumavano piano piano e quindi dovevano venir riaccostati tra di loro grazie ad un apposito meccanismo automatico a motore elettrico che però non era stato acquistato nel caso in questione. Ne era derivato che il citato avanzamento doveva essere fatto a mano dall’operatore della macchina e, nel caso specifico da Secondo. Oltre a provvedere all’accostamento delle punte dei due carboni, Secondo doveva anche riportare la lampada esattamente al suo posto affinché la posizione assoluta dell’arco voltaico, determinante ai fini di una corretta proiezione, dovesse coincidere esattamente con il fuoco dello specchio curvo esistente. Si trattava quindi di un punto preciso che i tecnici della Cinemeccanica avevano definito facendo un foro di circa due millimetri di diametro sulla parete metallica della camera dell’arco voltaico attraverso il quale i due carboni luminosissimi proiettavano la loro immagine sulla parete bianca della cabina, immagine fedelmente riprodotta con un circoletto nero disegnato sul muro in modo da consentire di farvi coincidere la stessa proiezione luminosa dei carboni man mano che se ne allontanava e tutto ciò era fatto agendo a mano sugli appositi movimenti a vite plurima di cui era dotata la macchina. Secondo, durante la proiezione del film, doveva verificare lo scostamento delle due piccole immagini ed anche la loro ubicazione provvedendo a correggere in continuazione tutte le differenze. Ovviamente il tutto il sistema era doppio in quanto la regolazione dei carboni doveva essere fatta in continuazione sia durante il cinema all’aperto e sia in sala.

GLI SPETTACOLI

Finiti i lavori di sistemazione edilizia e montata òa macchina di proiezione, essendo sempre presente Secondo come valido operatore della stessa, incominciarono gli spettacoli.
I film americani che arrivavano nel primo dopoguerra e visti in un cinema appena nato, erano semplicemente meravigliosi. Gli attori che interpretavano le varie parti erano già diventati famosi i tutto il mondo e lo spettacolo era supremo. La gente accorreva al cinema e la sala era ogni sera stracolma.
C’è un fenomeno che è valido in tutti i sensi: la gente attira altra gente.
Messe sedie in tutta la superficie della sala si ricorreva anche a prendere in prestito le sedie della chiesa , che del resto erano identiche alle altre, per far sedere gli spettatori che continuavano ad arrivare da tutti i paesi circostanti. A spettacolo terminato si sentivano tutti commenti entusiastici della bellezza del film appena visto.
Grazie alla competenza ed alla passione della persona impegnata a fondo per quanto riguarda il funzionamento del proiettore e cioè Secondo che rappresenta una parte fondamentale del racconto, lo spettacolo era perfetto con una visione bella ed un sonoro splendido. A questo riguardo era la presenza di molta gente a costituire la miglior pannellatura acustica per la musica ed i colloqui della vicenda cinematografica che erano perfetti. Non si finirà mai di ripetere che era Secondo, l’operatore della macchina di proiezione, a seguire punto per punto la proiezione con risultati ottimi.

I PROBLEMI DI SICUREZZA DEL CINEMA


Restano da descrivere alcuni problemi che richiedevano soluzione adeguata. La loro spiegazione. vista nei tempi moderni di tecnica avanzata in tutti i settori, darà una chiara idea dell’arretratezza di allora.
Il primo punto dolente era quello della pericolosità di incendio essendo presenti, a tale riguardo, molti problemi estremamente pericolosi.
Un particolare determinante riguarda la costituzione della gran parte delle strutture portanti dell’edificio che erano tutte in legno e, assieme alle sedie pure in legno con paglia intrecciata, erano quanto di più incendiabile si possa immaginare.
Se a questo si aggiunge il fatto che la ressa di gente che assisteva agli spettacoli, tutta assiepata occupando tutto lo spazio, corridoi compresi, ci si rende conto del disastro che avrebbe comportato un incendio.
A questo stato di grave pericolosità corrispondeva una colpevole mancanza del gestore del cinema nel rispetto delle leggi sulla sicurezza degli ambienti pubblici e la conseguente grave responsabilità di Livio, ex partigiano, soprattutto per quello che riguarda, come detto, il pericolo di incendio
Ma c’erano altri fattori che aggravavano contemporaneamente le responsabilità. Tra di essi è da segnalare subito il fatto che la pellicola di ogni film, la cui lunghezza era sempre superiore ai due chilometri, era composta da un nastro di celluloide incendiabilissima. Basterà sapere che il raggio dell’arco voltaico descritto prima era cosi caldo che, sarebbe bastato che una porzione anche minuscola di pellicola fosse rimasta qualche decina di secondi ferma all’interno del fascio di luce emessa dai carboni perchè essa si incendiasse immediatamente. Era questo un avvenimento che accadeva assai spesso perchè le pellicole dei film che arrivavano al paese erano sempre vecchie e consumate e durante la proiezione si verificavano spesso delle rotture con incendio immediato della pellicola fermata dalla rottura. Il rimedio che bisognava immediatamente adottare susciterà nei lettori del racconto sicuramente dei dubbi di veridicità , invece si tratta di realtà dell’unico rimedio attuabile e di sicura e documentata efficacia. Non esisteva alcun mezzo al di fuori di quello che si descriverà perché lo spegnimento doveva essere immediato, addirittura fulmineo ed anche la messa in azione di eventuali estintori, che d’altra parte non esistevano proprio, avrebbe comportato alcune decine di secondi di tempo il chè costituiva una pericolosità estrema. In conclusione lo spegnimento doveva avvenire attentissimamente con un solo mezzo: le mani dell’operatore che era sempre presente li vicino alla macchina ed assolutamente usando le mani nude doveva provvedere, solo con quelle a spegnere .’incendio fin dal suo primo nascere. Si trattava di prendere una brevissima e lieve scottatura ma con la caratteristica di essere immediata e brevissima.
Per la verità il proiettore era munito di un dispositivo di sicurezza costituito da un rullo mobile che era sostenuto dalla pellicola la quale , in caso di rottura , cadeva in basso provocando un contatto elettrico che fermava istantaneamente la luce dei carboni ed accendeva quelle della sala. Secondo però aveva esaminato bene questo dispositivo constatando che era sempre troppo lento in funzione della rapidità di incendio della pellicola posta davanti al raggio luminoso di cui si è già detto . Egli aveva allora provveduto ad aggiungere un pulsante chiamato pulsante rosso il quale, premuto in tutta fretta dall’operatore, effettuava le stesse interruzioni del dispositivo automatico però con una maggior rapidità in quanto Secondo stesso era ben al corrente della presenza di quel bottone rosso al quale ricorreva spesso non appena aveva sentore di qualsiasi anormalità nella proiezione.

A questo punto occotrre descrivere altri pericoli di incendio sempre presenti e particolarissimi.
Un elemento era fondamentale era costituito dalla apparecchiatura elettro-meccanica del raddrizzatore di corrente a lamelle vibranti.
Una questione fondamentale era quella relativa al funzionamento dell’arco voltaico che forniva il raggio luminosissimo della propiezione. Per per il suo funzionamento aveva bisogno di corrente elettrica di tipologia continua mentre quella fornita dalla società di distribuzione elettrica era corrente alternata. Esisteva quindi un dispositivo che provvedeva alla trasformazione della corrente da alternata a continua ed era un pannello fissato alla parete interna della cabina di proiezione e che si basava su una nutrita serie di lamelle che vibrando da destra a sinistra provvedevano a trasformare la corrente alternata in corrente continua grazie ad una sequenza continua di contatto elettro-meccanico che produceva una serie infinita e continua di scintille, sicuro indice di pericolosità estrema per la presenza in cabina di molto materiale infiammabile costituito non solo dagli element lignei ma soprattutto dalla pellicola di celluloide.
La persona che più si pèreoccupava del pericolo di incendi era sempre Secondo, l’operatore di macchina, il quale continuava a lamentarsi con Livio, l’organizzatore e responsabile del cinema al quale segnalava che non si poteva continuare a tirare avanti con tanti pericoli di incendio . Secondo ha tanto fatto da indurre a sostituire il raddrizzatore a lamelle con un gruppo convertitore. Si trattava di un grosso motore elettrico funzionante a corrente alternata che aveva concentrica una dinamo che ruotava in sincronia con il motore producendo la necessaria corrente continua adatta al funzionamento dell’arco voltaico. Il motore del gruppo era cosi potente da provocare, al momento dello spunto di accensione, un calo di luminosità di tutte le luci del paese che non preoccupava nessuno anzi forniva a tutto il paese l’utile modo di sapere , anche stando a casa, che era imminente l’inizio della proiezione cinematografica .

A questo punto si possono elencare tre provvedimenti fondamentali risolti dal formidabile Secondo ed erano: lo spegnimento rapidissimo dell’incendio della pellicola da farsi con la mano, il bottone rosso che, premuto fulmineamente spegneva il pericolosissimo arco voltaico ed accendeva le luci in sala. Infine molto importante la sostituzione del raddrizzatore a lamelle vibranti con un gruppo elettrogeno che non produceva alcuna scintilla in cabina.

LA PERICOLOSITA’ MASSIMA DI INCENDIO DEL CINEMA

Secondo, l’operatore di macchina, nonostante I provvedimenti, già descritti, era assillato da una questione che sembrava irrisolvibile: le pellicole dei film che arrivavano in paese non erano mai nuove ma invece, avendo inevitabilmente molti anni di vita, erano consumate e presentavano delle piccole anomalie soprattutto nei bordi dello stretto nastro di celluloide dove esisteva la perforazione che permetteva agli ingranaggi di trascinarla a quella velocità pulsante e necessaria perché avesse luogo la persistenza dell’immagine nell’occhio e che costituiva il fondamentale principio su cui si fondava addirittura l’esistenza del cinema stesso. È infatti ben noto come gli spostamenti della pellicola, grazie alla croce di malta presente nel sistema di scorrimento, aveva luogo alternativamente con pellicola ferma per dare il tempo all’occhio umano di fissare l’immagine, alternata con il suo velocissimo avanzamento durante brevi tempi di interruzione del fascio di luce dovuta al dispositivo chiamato ruttore . In altre parole la proiezione del film aveva sempre luogo tramite successivi e veloci lampi di luce che davano allo spettatore l’esatta percezione del regolare movimento ininterrotto delle figure sullo schermo.
E’ però da rilevare come Secondo conservasse costantemente e nonostante i tre rimedi già posti in atto, una continua preoccupazione per il pericolo di incendio. Avendo egli scoperto che quelle rotture erano provocate da un inconveniente, una causa precisa insita nelle molte piccole rotture che la pellicola presentava di per sè in modo continuativo in tutta la sua chilometrica lunghezza ma le quali in realtà rappresentavano sin dall’arrivo del film quelle potenziali e pericolosissime rotture della celluloide stessa. Allo scopo di rimediare egli egli si era messo in testa di trovare soluzione anche di questo gravissimo problema. A furia di rifletterci a lungo gli sembrò di essere pervenuto ad un modo assolutamente da sperimentare anche se esso richiedesse un lunghissimo tempo di esecuzione.
Egli si diede da fare per verificare la soluzione immaginata e consistente nel far passare piano piano tutti i chilometri di nastro di celluloide del lunghissimo film tra le dita pollice ed indice della sua mano sinistra mentre con la destra faceva girare molto lentamente la manovella del rocchetto di arrivo del nastro stesso . In questo modo egli riusciva a percepite se la pellicola era perfetta nei due bordi mentre quando sentiva degli strappi alle dita della mano sinistra egli provvedeva a fermare il riavvolgimento per osservare il guasto e, se necessario, a ripararlo con sovrapposizione di pezzettini di pellicola incollata con l’acetone dopo averla ben preparata liscia e priva di pellicola fotografica..
Con questa paziente e lunga pratica di riavvolgimento della pellicola e con la conseguente e pronta riparazione dei guasti scoperti, il film risultava rimesso a nuovo in tutta la sua estensione.
Finita la prima paziente impresa egli poté constatare che nelle seguenti proiezioni di quel film non si verificavano affatto delle rotture confermando di avervi risolto anche l’ultimo pericolo di incendio. Fatta questa prova con risultato ottimo, Secondo spiegò al titolare Livio il lungo lavoro fatto e soprattutto il brillante risultato ottenuto facendo presente che da quel giorno tutti i film dovevano assolutamente essere preventivamente controllati e riparati con una operazione laboriosa ma ritenuta in assolutamente indispensabile per colpa della qualità dei film che arrivavano dalla casa cinematografica senza aver mai ricevuto quel controllo e quella messa a punto cioè senza quel lavoro fatto con una grande pazienza e con una durata di tre ore.
Egli fece capire che in quel modo il film noleggiato ritornava alla società cinematografica completamento rinnovato quindi prezioso perché anche nelle successive proiezioni da parte di terzi cinema si sarebbero evitate tutte le rotture ed anche sarebbe garantita una maggior durata nel tempo del flm restaurato. Tutto questo significava un vantaggio da segnalare alla società di noleggio invitandola fare essa stessa la verifica del lavoro fatto ed una proiezione di prova per constatare loro stessi che il film restituito dopo il noleggio era praticamente un film rimesso a nuovo e quindi di maggior valore dovuto alla avvenuta rimessa a nuovo.

CONCLUSIONE

Livio il titolare del cinema rimase tutto contento dell’ultima messa a punto grazie alla quale il cinema assumeva una diversa situazione di maggior sicurezza per i pericolosi incendi ed inoltre una visione più bella dello spettacolo in quanto priva di interruzioni.
Secondo però lo sollecitò a trattare con la società che noleggiava i film anche perché Secondo stesso chiedeva un riconoscimento economico di quel gravoso lavoro che aveva deciso fosse necessario fare per tutti i film da proiettare.
La società di noleggio, verificato lo stato positivissimo del film avuto di ritorno, stilò con Livio un contratto scritto in base al quale egli si impegnava a rimettere a nuovo tutti i film perché riteneva rappresentare una necessità assoluta e nello stesso tempo un miglioria notevole alla qualità della pellicola. Quale compenso la società accordava uno sconto del 15% del prezzo di noleggio di tutti i suoi film.
Da quel giorno la revisione entrò a far parte dei normali oneri di preparazione della pellicola appena arrivata da Padova e le proiezioni continuarono con la qualità massima e quindi senza che si verificassero mai delle sospensioni di proiezione per rottura dalla pellicola.