IL FURTO IN BANCA

INTRODUZIONE

I tre protagonisti Aldo, Ugo e Tullio avevano formato una piccola banda dedita a furti ben organizzati non per raggiungere la ricchezza che restava solo un miraggio ma garantirsi solo la sopravvivenza nuda e cruda. Allo scopo sceglievano con pazienza delle occasioni favorevoli e senza tanti rischi. Gli interventi preferiti erano svaligiare abitazioni private durante i periodi di vacanza del proprietario di cui verificavano preventivamente e con cura e pazienza tutte le abitudini riuscendo a farla franca ed a razziare gioielli e denari liquidi che scovavano rovesciando per terra il contenuto di tutti i cassetti e di tutte le scatole e perfino i barattoli del sale, della polvere di camomilla, dello zucchero ecc. godendo appieno allorché riuscivano a trovare un gioiello che il proprietario aveva nascosto in “quel posto che nemmeno il ladro più astuto saprebbe scoprire “.

IL MIRAGGIO

Il fatto che in quei furtarelli la avessero sempre fatta franca li aveva illusi di essere degli esperti modello che avrebbero potuto spingersi più in alto. La loro mira suprema era svaligiare una banca e loro tre con la parola “svaligiare” intendevano accontentarsi di svuotare quel cassetto che il cassiere aveva davanti a sé e nel quale vedevano riversarsi tutti quei denari che la clientela, ben più fortunata di loro poveri apprendisti ladri che sapevano solo alleggerire della povera gente dei loro piccoli tesori, consegnava loro.

LA PROGETTAZIONE DEL FURTO

A circa un centinaio di chilometri di distanza c’era una banca che loro frequentavano spesso fingendo di prelevare soldi dal bancomat presente in sala mentre interessava loro studiare e poter definire con cura il loro progettato svaligiamento. Oltre ai locali della banca avevano potuto osservare bene gli edifici circostanti per potersi divertire con il filmato teorico dettagliato di una fuga a furto ultimato .
A grandi linee il loro straordinario progetto era così concepito.
Prima di tutto era necessario munirsi di un sicuro mezzo di fuga subito designato come una vettura rubata dalla quale la polizia non poteva risalire alla loro identità. In secondo luogo avevano accertato che la banca essendo costituita da locali posti sia al piano strada e sia al primo, era adiacente alla scala condominiale la quale costituiva un ottimo percorso per raggiungere la terrazza di copertura del condominio da cui, percorrendo un paio di tetti ed un’altra terrazza con scala, si poteva scendere al piano stradale di una via parallela a quella principale fronte banca. Si doveva quindi prevedere di lasciare l’auto rubata in quella strada secondaria parallela e quindi raggiungerla attraverso i tetti. Il progetto poi aveva una trovata geniale. Durante la fuga essi avrebbero imboccato la vicina autostrada dirigendosi verso sud e cioè nella direzione opposta a quella di ritorno a casa salvo poi alla successiva stazione dell’autostrada uscire e subito rientrare in modo da imboccare la giusta direzione verso nord che li riportava a casa. Questo trucco avrebbe portato all’errore la polizia nel caso avesse scoperto che i ladri di erano incamminati verso sud cioè nella direzione errata.
Vedremo nel prosieguo che questa inversione di percorso, dai ladruncoli considerato una vera idea geniale, sarebbe stato un indice prezioso per la polizia tramite il quale si sarebbero scoperti i ladri stessi.

LA REALIZZAZIONE DEL FURTO

Il progetto, a loro avviso assolutamente perfetto, cominciò a difettare quando fallì completamente il furto di una macchina. Per le cause più intricate come la presenza di sirene d’allarme in caso di furto, la difficoltà di aprire le porte di alcune vetture ed infine l’impossibilità di mettere in moto l’unica automobile nella quale erano riusciti ad entrare, li convinsero per una variante cioè ad utilizzare la loro auto salvo cambiarvi la targa incollandovi sopra sia dietro che davanti delle targhe facilmente recuperabili da uno sfascia automobili.
Scelta la giornata opportuna l’avventura ebbe inizio. Come da programma lasciarono la vettura con falsa targa in sosta sulla stradina parallela a quella principale antistante la banca e raggiunsero a piedi l’ingresso della banca. Si assicurarono che la porta della scala di accesso alla copertura ed adiacente alla banca, fosse aperta seguendo la regola già sperimentata di suonare all’inquilino del primo piano pregandolo di aprire e quindi inserendo un pezzettino di legno atto a mantenere la porta stessa socchiusa. Entrarono quindi in banca uno alla volta con la mascherina anticovid ed il berretto in testa. All’interno i primi due ad entrare finsero di prelevare denaro dalla macchina automatica, e una volta entrati tutti tre, impugnarono le pistole urlando : questa è una rapina se volete restare vivi dovete sdraiarvi tutti per terra. Uno dei tre sorvegliava la clientela, un altro puntò la pistola alla testa della guardia sempre presente ed il terzo si fece consegnare dal cassiere tutto il denaro del cassetto. Poi di gran corsa uscirono in strada rientrando Immediatamente nella vicina scala grazie alla porta che avevano lasciato socchiusa. Risalirono di tutta corsa la rampa scale fino in cima uscendo nella terrazza e quindi percorrendo terrazze e tetti fino a giungere nella scala di discesa vicina alla loro automobile. Dalla gabbia scale fu facile aprire la porta d’uscita e salire in macchina. Si portarono nella vicina stazione dell’autostrada per prendere la corsia verso sud cioè quella contraria a quella di casa. Fecero ad alta velocità il percorso fino alla successiva uscita autostradale dove uscirono per rientrare immediatamente nell’altra corsia dell’autostrada che li riportava a casa, convinti come erano che questa inversione costituisse un colpo di genio in quanto anche se la polizia avesse scoperto la loro fuga sarebbero stati ingannati dalla direzione originariamente presa. Giunti a casa misero l’auto in garage e ripresero la loro vita normale convinti di aver fatto un colpo perfetto e sicuro.

LE INDAGINI DELLA POLIZIA

Sul posto la polizia prontamente arrivata in zona perlustrava accuratamente la strada principale vicina all’ingresso della banca non immaginando che i ladri si fossero dileguati attraverso i tetti . Non riuscendo a rintracciare i tre ladri arrivarono a concludere che sicuramente erano riusciti a fuggite tramite autostrada. Si recarono ai caselli di quest’ultima chiedendo se avessero notato qualcosa di strano che potesse riferirsi alla fuga di tre giovani a quell’ora corrispondente al furto. Se nel primo casello non risultò nulla di strano al secondo un addetto segnalò la stranezza di tre giovani che erano usciti ed immediatamente rientrati in autostrada ma in direzione opposta alla precedente. La cosa apparve di grande interesse. Infatti la polizia mise due specialisti di lettura di immagini come sono i correttori di bozze delle case editrici ad osservare il filmato del transito autostradale di un lungo periodo comprendente quello del furto onde poter trovare, con un’attenta osservazione di ambedue le corsie, una stessa macchia che avesse percorso dapprima il senso nord-sud e subito dopo quello opposto. Con la pazienza del caso ed osservando pazientemente tutte le vetture riuscirono a trovare proprio una stessa macchina che prima andava verso sud per poi, poco tempo dopo, ripercorrere lo stesso tratto i autostrada ma in senso opposto. Rilevata la targa fu facile riscontrare che apparteneva ad un’auto demolita il che dimostrava che in realtà la vettura in esame era proprio quella dei ladri che avevano modificato la targa originale dell’auto per restare incogniti.

LA RICERCA DEGLI AUTORI DEL FURTO ED IL FINALE DELLA VICENDA

A quel punto la polizia era in possesso di alcune fotografie della vettura usata dai ladri per scappare. Restava da definire la loro identità. Visto che la vettura era di una tipologia poco diffusa, la polizia pensò di pubblicarla a colori su alcuni giornali di grande diffusione spiegando che la polizia medesima, avendo bisogno di identificarla per uno scopo importante, pregava i lettori di trasmettere ai carabinieri oppure direttamente alla polizia qualunque elemento che potesse aiutare al ritrovamento della macchina fotografata.
E chi furono le persone che rimasero impressionate alla vista di quell’annuncio? Ovviamente i tre nostri protagonisti i quali alla vista della fotografia della loro automobile ritennero necessario farla sparire quanto prima possibile. La prima idea fu quella di recarsi in una strada sperduta di montagna e darle fuoco dopo aver distrutto le targhe. Ma dopo come fare per l’iscrizione ai registri pubblici? E poi “siamo sicuri che nessuno denunci di sapere chi è il proprietario? “
I tre provarono a figurarsi tutte le soluzioni possibili ed ogni volta finivano per giungere a risoluzioni peggiori. Provarono addirittura ad avere una consulenza con un avvocato abituato a trattare problemi come oppure più complicati di questo, e la soluzione fu soltanto quella di restituire il denaro rubato ed autodenunciarsi.
Ed alla fine è quello che hanno fatto. Ne sono risultati due processi uno penale con la condanna ad un periodo di reclusione abbastanza lungo e quello civile intentato dalla banca con una forte somma da pagare per danni. Somma di cui non disponevano affatto.
C’è un vecchio proverbio in base al quale il diavolo insegna a fare le pentole ma mai i coperchi. In questo caso il coperchio avrebbe evitato l’inversione del senso di marcia dell’automobile ed allora la polizia non avrebbe scoperto nulla.