IL COMMERCIO DELLE OPERE D’ARTE

INTRODUZIONE

Mario, il protagonista della nostra storia ha cinquant’anni dei quali trenta svolti in attività manageriali. Iniziando dal basso è riuscito a farsi notare in un ambiente politico di primaria importanza. La sua grande dote di intelligenza, di acume naturale molto spinto gli faceva intravvedere sempre le soluzioni dei vari problemi che egli piano piano proponeva a personaggi via via più importanti fino a diventare un ottimo giornalista ma soprattutto un consigliere che, stando sempre dietro al muro formato dalle personalità vere, riusciva però a farle progredire con la sua bravura, con l’impegno che metteva, con la grande memoria che gli faceva ricordare bene le trame ordite dalle varie parti politiche delle quali però egli non faceva parte effettiva. Dopo aver intessuto per anni ed anni vicende di tutti i tipi era riuscito ad accumulare un notevole capitale grazie alle floride elargizioni che riceveva per ogni suo intervento.

PASSAGGIO AL COMMERCIO DI OPERE D’ARTE

Arrivato come detto ai cinquanta anni decise di cambiare completamente il suo impegno e cominciò a guardarsi attorno per scoprire quale potesse essere una attività da sviluppare impiegando accuratamente il suo cospicuo capitale ma soprattutto i la sua innata bravura ed il suo acume naturale totalmente al di fuori degli intrallazzi politici che ormai non riusciva più a tollerare.

Ripensando alla passione dimostrata fin da piccolo per le opere d’arte ed in particolare per la pittura pensò di incamminarsi nel commercio assai fiorente dei quadri.

Esperto com’era nelle ricerche fatte via internet, ci volle poco tempo per capire che si trattava di un campo promettente cui dava una bella prospettiva il fatto di operare in una nazione come l’Italia ricca com’è sempre stata attraverso i secoli di tali opere.

Bisogna qui specificare un concetto che Mario si era fatto attraverso gli anni di esperienza. Egli era convinto che in tutti i campi di lavoro non era tanto importante conoscere a fondo la materia trattata quanto invece capirne i trucchi, le strategie limitando la cultura di base ad una minima conoscenza.

Venendo ad inserirsi nel commercio delle opere d’arte egli decise subito di mettere in primo piano questa sua tecnica trascurando lo studio della pittura per conoscere invece tutto il mondo che le ruotava attorno.

Cominciò quindi a girare in varie città per approfondire da vicino l’operare degli gli antiquari più noti utilizzando in questo le conoscenze di personaggi importanti onde farsi presentare e poter assumere notizie fondamentali,

Fatto questo ampio giro cercò una città adatta allo scopo ed all’interno della stessa un posto che si prestasse per aprirvi un nuovo negozio di antiquariato. Fece un’ampia scorta di quadri di poco valore con i quali poterne avere un’ampia esposizione. Oltre a questo grande numero di dipinti di poco conto si preoccupò fin dall’inizio di entrare in possesso almeno di due opere di grande importanza artistica e di valore commerciale, sulle quali intendeva basare il suo commercio. Per farlo frequentò a lungo un antiquario tra quelli che gli erano stati presentatati e raccomandati dai suoi precedenti datori di lavoro esponendo il suo problema per il quale era disposto ad impiegare anche una cospicua cifra di denaro. L’anziano antiquario lo prese in parola ed in tempo relativamente breve gli mise a disposizione due opere veramente di valore, riservandosi, se Mario ne vedeva l’occasione, di continuare a fornirgli opere d’arte vere e d’occasione. Al momento dell’acquisto si fece indicare bene le caratteristiche di esse ed inoltre la motivazione del loro grande valore in quanto questi stessi elementi sarebbero poi serviti a lui stesso per la loro rivendita. Una volta entrato in possesso egli, sempre a grazie alle molte conoscenze che aveva accumulato nel suo precedente impegno di lavoro, entrò in contatto con esperti di pittura ed insegnanti universitari dai quali si fece spiegare bene le caratteristiche delle due opere al fine di conoscere fin nei più nascosti recessi, le loro caratteristiche fondamentali.

UN ASTUTO ARTIFICIO DI SELEZIONE DELLA CLIENTELA

Fatta una attenta preparazione iniziò l’attività di antiquario in un locale centrale della città. La parte più importante per riuscire nella vendita era, naturalmente, l’esposizione in vetrina e all’interno del locale . Egli curò particolarmente un aspetto: nella vetrina erano esposti, per una sua strategia di vendita particolare, molti quadri di nessun valore in mezzo ai quali senza alcun dettaglio che ne distinguesse la validità, figuravano anche i due pezzi di gran valore e, poiché non erano esposti i prezzi di nessuna opera, il valore artistico e venale dei due capolavori passavano del tutto inosservati

La strategia era chiara e se ne verificò subito la validità. Nel negozi entravano spesso dei possibili compratori che osservando i quadri esposti non trovavano alcuna differenza tra opera ed opera, addirittura, cadendo spesso nell’errore di fare più conto dei quadri da quattro soldi che quelli che erano dei veri capolavori. Chiaramente in questi casi l’antiquario perdeva poco tempo e, se desideravano qualcuno dei quadri esposti egli lo vendeva anche sottoprezzo pur di cominciare ad avere una clientela. Ogni tanto qualche cliente chiedeva particolari soltanto dei due capolavori ed era quella l’occasione in cui in Mario scattava il campanello d’allarme ed egli allora si diffondeva nel descrivere le mille doti dei due quadri e lo faceva senza mai indicare il prezzo di vendita. Piuttosto insisteva nel precisare la difficoltà incontrata nell’acquisto spiegando come per trovare in vendita opere rare come erano quelle che egli prediligeva tra tutte, doveva partecipare personalmente o tramite persona di sua fiducia alle grandi aste che venivano bandite in tutto il mondo ed alle quali egli non poteva mai mancare per non perdere nessuna delle grandi occasioni. Alla fine suggeriva al cliente di lasciar passare molto tempo prendendo le debite informazioni in quanto si trattava di opere molto molto care. Chiaramente la maggior parte di questi clienti, ottenute le informazioni ma non il prezzo di acquisto sparivano e non tornavano più. Accadde però che un cliente si dimostrasse molto interessato in uno dei due quadri ed esattamente di quello più importante. Mario allora si limitò a dire che aveva un prezzo molto elevato e che nella trattativa intendeva mantenere l’alto costo dovuto al valore di opere importanti e soprattutto difficili da trovare in commercio. La sua tecnica era quella di non dire il prezzo se non a tempo debito in quanto voleva venderlo ad un vero appassionato. Spesso il cliente spariva ma quella volta che egli tornava, allora Mario usava la sua tecnica che consisteva nel richiedere almeno una cifra pari al doppio di quella pagata per l’acquisto. Egli infatti pensava che il vero appassionato di un capolavoro non riesce a starne lontano e costi quel che costi finisce con l’acquistarlo.

Il difficile, per ogni opera, è trovare il vero appassionato. Poi il problema prezzo passa in secondo ordine.

LE PRIME VENDITE DI GRANDI CAPOLAVORI

Nel caso specifico Mario riuscì in pieno nel suo intento e, ottenuto l’importante risultato, approfittò subito a riprendere contatto con il suo esperto antiquario chiedendogli questa volta un’opera di valore pari alla forte somma somma appena incassata. A sua volta quest’ultimo, sicuro come era che Mario non badasse alla spesa pur di acquistare una opera valida, partecipava, al posto dello stesso Mario ed in tutte le parti del mondo, alle più importanti aste di vendita di opere d’arte come quelle che erano dallo stesso cercate. In questo modo il nostro personaggio poté avere un bellissimo quadro veramente famoso. al quale farà poi seguito una serie pressoché continua di grandi capolavori.

Alcune volte Mario partecipava in anteprima nella scelta delle nuove opere impegnandosi nella conoscenza, anche tramite la letteratura d’arte, di tutte quelle di valore che si rendevano disponibili e collaborando con il suo antiquario esperto, soprattutto nel campo della commerciabilità basata sulla bellezza appariscente poiché il campo di scelta era comunque quello di opere ben note agli esperti direttamente per il nome dell’autore e per far parte di una serie di quadri di grande valore artistico. Si può quindi affermare che l’attività andava man mano migliorando nella qualità mentre i costi montavano sempre più in alto il ché, dal punto di vista economico, significava un progressivo aumento degli importi di denaro posto in gioco cui corrispondevano degli utili in anch’essi continuo aumento. In definitiva si può ben dire che la nuova attività prometteva molto bene. Oltre a questo Mario provava molto interesse per tutta la vicenda di commercio opere d’arte a partire dal reperimento, per arrivare all’acquisto e per continuare con l’esposizione in vetrina ed infine con le trattative e la vendita.

Il nostro protagonista aveva constatato nella realtà che la strategia valida era proprio quella esporre tra tanti dipinti fasulli poche opere valide per effettuare con facilità la cernita dei tipi di acquirenti distinguendo subito quelli validi. Un altro fattore importante per il buon andamento degli affari era quello di disporre di opere molto belle e quindi molto costose. In questo senso egli continuò ad impiegare il ricavato delle vendite in un solo senso: quello di ricercare opere sempre migliori .

IL PROBLEMA DELL’AUTENTICITA’ DEI CAPOLAVORI

Cera un fattore che suscitava seri dubbi su tutta l’operazione di commercio delle opere d’arte ed era la loro vera autenticità. Un tempo la legge, poi cancellata, disponeva che le opere d’arte fossero accompagnate da un documento redatto dall’autore il quale confermasse con elementi certi che il quadro che si stava vendendo era autentico. Man mano che passavano gli anni e la stessa opera veniva commercializzata più volte, si allegavano le dichiarazioni grazie alle quali si seguiva man mano i vari passaggi e quindi la vita dell’opera. Evidentemente tutta l’operazione di dimostrazione dell’autenticità aveva dei punti deboli per cui la legge ora non prescrive più la necessità delle documentazioni citate. In altri termini l’autenticità viene oggi garantita solo dall’opera stessa che può essere sottoposta a perizia di esperti se necessario anche analizzando le tele ed i colori usati per verificare la congruenza con quelli dell’epoca di nascita dell’opera. Nel campo specifico Mario si fidava del suo fornitore al quale aveva spiegato bene quale era l’indirizzo che intendeva dare alla sua attività ed oltre a questo si serviva di esperti per ottenere delle prove di validità di quanto egli man mano acquistava. In tutte queste prove non si verificarono mai dubbi di autenticità per cui la fiducia sul suo fornitore poté mantenersi a livello elevato.

IL COMMERCIO DEI FALSI D’AUTORE

Tutta la descritta disgressione riguardante l’autenticità delle opere diventa interessante per la nostra storia in quanto viene proposto a Mario un nuovo tipo di commercio che è quello dei falsi d’autore.

Risulta ovvio nella maniera più assoluta che possedere un quadro autentico d’autore sia sempre una grande soddisfazione però esiste un limite invalicabile in quanto i quadri più belli hanno dei costi enormi ed assolutamente impossibili a tutti fatta eccezione per le grosse società le quali possono anche investire ingenti capitali da sistemare in deposito garantito. La cosa diventa molto più accessibile per un comune privato se si accontenta di avere una copia fatta da artisti di professione i quali riproducono esattamente e pedissequamente gli originali in modo che, con una cifra relativamente modesta, diventi possibile esporre in casa un quadro che appare identico a quello vero e come tale perfettamente godibile .

Mario affronta questa nuova attività avendo constatato che i falsi d’autore, proprio perché dipinti da professionisti. sono belli come gli originali e al tempo stesso consentono di adottare dei prezzi molto remunerativi. La sua convinzione in base alla quale in tutte le cose bisogna scegliere la strada migliore, anche nel caso dei falsi, ha evitato del tutto le molte disponibilità di dilettanti pittori che per quattro soldi copiano quadri celebri. Mario ricorreva solo ai classici falsari che nella storia dell’arte sono sempre esistiti cioè di pittori che, oltre all’attività di copiare le opere importanti, hanno poi continuato con il loro studio diventando a loro volta famosi. Naturalmente la ricerca di falsi quadri tra quelli dipinti come detto da veri pittori, alcuni dei quali diventati celebri, ha comportato da parte di Mario l’acquisto di opere aventi un costo, sia pur non confrontabile con quello degli originali nel qual caso si arriverebbe a cifre colossali, purtuttavia abbastanza elevati. Tanto per fare qualche esempio i prezzi potevano aggirarsi da 100 euro per quelli più modesti ed arrivare a 500 ed anche a 1000 euro per quelli più belli. In quest’ultimo caso si deve rilevare come il quadro, pur se falso, era uno splendore quasi quasi più bello ancora dell’originale copiato e riusciva quindi ad interessare molti visitatori del suo negozio i quali restavano veramente stupiti di fronte a soggetti i più vari ed interessanti.

Anche la nuova attività di traffico di falsi quadri proseguiva bene e riusciva a colmare i lunghi periodi di mancata vendita di grandi capolavori, vendita la quale, riguardando importi molto elevati, rimaneva molto remunerativa ma con lunghi intervalli di sosta totalmente privi di clientela importante ma appunto risolti grazie alla vendita delle opere false che continuavano a riscuotere grande successo soprattutto per la oculata scelta che l’antiquario faceva senza badare ai costi ma apprezzando il loro contenuto artistico che, seppur copiato dall’originale, veniva perfettamente riprodotto nella copia.

LA CONTESTAZIONE DI AUTENTICITA’

Una attività così semplice come quest’ultima sembrava non correre alcun pericolo di genere economico, visto che, come già precisato, i beni venduti avevano prezzi relativamente bassi se paragonati a quelli dei quadri originali.

Nonostante tutto ciò Mario si trovò a dover affrontare un problema abbastanza rilevante.

Gli era successo tempo addietro di vendere per un prezzo di euro 2000 un bellissimo falso d’autore che riguardava un’opera non tanto nota essendo anche l’autore quasi sconosciuto. La copia era molto bella ed era stata fatta all’epoca della reale uscita in commercio del dipinto originale cioè due secoli prima. Essa aveva quindi il vero aspetto di un’opera autentica essendo stata rigorosamente eseguita ed avendo quella patina d’antico che ne faceva risaltare ancora di più la bellezza. Il prezzo, pur trattandosi di un falso , era stato elevato proprio per l’anzianità e l’alta qualità della copia venduta. Ovviamente Mario si era impegnato a far ben presente che, pur essendo il dipinto eseguito da un bravo pittore d’epoca, si trattava sempre di una copia dell’originale a sua volta fatta da un grandissimo artista ed in quel momento non in vendita da parte di qualche antiquario. .

Ebbene, ad una distanza temporale di circa un anno dalla data di acquisto il compratore denunciò Mario in tribunale per avergli venduto al prezzo di 2000 euro un quadro falso in quanto non eseguito dall’autore vero che risultava dalla firma presente nel quadro medesimo. Egli giustificò la sua denuncia con il fatto di aver fatto esaminare l’opera da specialisti i quali avevano documentato che il quadro non era affatto stato dipinto dall’autore la cui firma era chiaramente leggibile nel quadro. Oltretutto egli ricordava benissimo che per convincerlo all’acquisto Mario gli aveva spiegato che l’opera era stata dipinta da un grande pittore.

Mario cercò in tutti i modi di spiegare che quello venduto era chiaramente un falso : il compratore invece asseriva che con la cifra pagata egli aveva chiaramente comprato un’opera autentica e non un falso. D’altra parte era passato un anno e non esistevano prove di sorta per chiarire la cosa.

LA SOLUZIONE DEFINITIVA DI OGNI PROBLEMA

Per Mario dimostrare che il prezzo pagato era lontano mille miglia da quello reale che un’opera originale avrebbe avuto, sarebbe stato facilissimo. Oltre a questo il contestatore non aveva in mano alcun argomento per sostenere la sua tesi. Egli in realtà aveva comprato un oggetto per quello che era al momento della consegna e pretendere a posteriori che si trattasse di un’opera autentica presentava di per sé delle difficoltà insuperabili. La causa pertanto sarebbe stata una inutile perdita di tempo e di denaro da parte dl compratore del falso. Mario però non voleva affatto che la sua attività di antiquario venisse in nessun caso portata in tribunale e quindi cercò di sistemare bonariamente la cosa. Premesso che la vendita era da considerarsi pienamente valida e che non esisteva nessuna possibilità per discutere sull’autenticità mai esistita del dipinto come sostenuto dal compratore, gli propose di rimettere in vendita il falso d’autore esponendolo nel suo negozio del tutto gratuitamente.

Così venne fatto. Il compratore riportò il dipinto che Mario pose in vista nella vetrina principale del suo negozio spiegando che si trattava di un bellissimo esemplare di falso d’autore.

Quello che accadde ha dell’inverosimile. Dopo pochi giorni si presentò un acquirente disposto a comperare quel dipinto, del quale era rimasto innamorato a prima vista. Mario chiamò d’urgenza il precedente compratore comunicandogli che c’era un cliente che gli avrebbe dato i suoi 2000 euro.

Quando questi arrivò sostenne immediatamente che il quadro non voleva rivenderlo gli bastava l’aver capito il suo vero valore. In realtà egli ormai amava quel dipinto il quale, vero o falso che fosse, nella parete del suo soggiorno dove lo aveva esposto, faceva una splendida figura cui non avrebbe rinunciato per tutto l’oro del mondo

A quel punto Mario gli chiese il permesso di fare un ragionamento, e gli disse: Lei stava per intentarmi una causa che, come vede, avrebbe perso finendo per dover sostenere tutte le spese di processo. Io sono contrario a tutti i tipi di contrasti, di discussioni, di baruffe ed ho fatto in modo da evitarlo. La conclusione è che lei ha risparmiato molto denaro per cui io la invito a comperare questo ulteriore falso d’autore che si abbina benissimo con quello che ha già gustato a casa sua. In conclusione con molti soldi risparmiati lei torna a casa non con uno ma con due bellissimi quadri atti ad abbellire la sua casa ed a deliziarlo ogni volta che li ammira. così è stato con soddisfazione reciproca.

.LE CONCLUSIONI

Alla fine di questo lavoro si possono trarre interessanti conclusioni.

In primo luogo il fatto che Mario, il protagonista della storia, a cinquant’anni abbia sentito la necessità di cambiare lavoro abbandonando l’ambiente politico nonostante la brillante e remunerativa carriera che vi aveva svolto fa capire quanto sia deprimente e dover agire in aree corrotte e con scarsa propensione ad uno svolgimento corretto e partecipato del proprio impegno così come accade sovente in certi ambienti molto politicizzati.

Se poi osserviamo in dettaglio le modalità seguite sia nella scelta e sia nella conduzione del suo commercio di materiale d’arte notiamo un insieme di regole da lui stesso ideate che spiccano per originalità e funzionalità. Da notare per esempio come riusciva ad individuare il cliente interessante, ed a curarne i contatti fino a riuscire a vendere opere costosissime.

Oltre a tutto questo Mario, il protagonista del racconto, dimostrò alla fine che i dissidi vale sempre la pena di comporli bonariamente ricorrendo alla giustizia solo in presenza di atti gravi, di questioni economiche di altissimo importo.