Bruno Bagatella

   Aveva un senso di “partecipazione” alla  vita di comunità del paese di Quero estremamente forte. Quando nel 2009 gli chiesi se potevo farne una imitazione goliardica con l’ausilio di Mauro Uttone, mi rispose: “se questo serve per dare un sorriso ai paesani, non farti problemi, fa pure”. Al Centro Culturale ne venne fuori uno sketch pazzesco, dove un bravissimo Mauro Uttone, che imitando Mokkio, riuscì a coinvolgere tutto il pubblico con Bruno in prima fila che rideva di gusto. Non sono molti ad avere il senso dell’autoironia.   L’anno dopo realizzammo quel film, che ha una storia inverosimile rispetto ai canoni di costruzione di un film.   Al posto della lettura del “testamento della vecia”, con Fulvio Mondin decidemmo di girare qualche scena con Mokkio, senza avere l’idea di fare un film. Sono le scene girate sulla strada di Cilladon, ricordando l’episodio di quando finì con il trattore fin giù sulla strada di Schievenin. Poi con Clara abbiamo fatto altre riprese, ma senza avere né copioni, né sceneggiatura, perchè l’idea era semplicemente di proporre alcuni spezzoni tanto per divertirsi.  Quando però mi accorsi che Bruno era un autentico “animale da cinepresa” ovvero con una capacità innata di raccontare cose inverosimili facendole passare per vere, ho provveduto a scrivere una bozza di trama, ma scrivere un copione per Bruno era impossibile, perchè si ricordava solo le prime due parole e poi partiva con quello che gli veniva in mente. E quindi dopo bisognava “ricucire” in qualche modo per utilizzare il materiale girato prima, e quindi abbiamo inventato il “Telebalech”. Per capire Bruno, e la sua sensibilità politica e sociale, bisogna guardare la scena in cui parla dal balcone del municipio. Lui doveva dire: “popolo di Quero, di Schievenin, di Cilladon, di Santa Maria e di Carpen, … bisogna salvare i cessi …”, una volta preso il microfono a lasciatosi prendere dalla mano, ha detto (in sintesi) un paio di cose importanti: rispettare gli anziani e le loro necessità, ed avere attenzione per i bambini. E questo non era scritto nel copione. Quel film, al di là del tempo che abbiamo dedicato, è costato 55 euro, pari al costo delle tre tute verdi che a rotazione abbiamo usato! Nessuno di noi aveva una minima esperienza cinematografica, tutto è stato improvvisato con quello che si aveva sottomano. Lui era orgoglioso del film, ma forse non si è mai reso conto (e forse nessuno si è reso conto) di ciò che abbiamo fatto, ovvero la capacità di “sorriderci addosso”, ognuno nei panni che abitualmente indossa, per creare una storia ironica e graffiante, per mettere alla berlina l’uso che alcuni personaggio politici fanno della televisione.   E poi mi raccontò un episodio. Era ricoverato all’ospedale di Belluno. Passa un medico, e dice di averlo già visto. Gli chiede il nome, ma il nome di Bruno Bagatella non dice nulla. Passa un infermiere, stessa storia. E altri ancora. Poi, all’ennesima solfa, sbotta. “mi son Mokkio, quel del film”. Il film era andato in onda diverse volte su Telebelluno, ed allora tutti a fare i complimenti a Mokkio, e lui, seppure fermo a letto, era tornato al centro della scena.   E la cosa che mi piace di più osservare è questa: i suoi nipotini erano molto piccoli quando lui è mancato: ma si guardano il film per vedere il nonno. E questo è molto bello.