GIALLO IN UN CAMPO ROM CON DELITTO

INTRODUZIONE

Un campo zingari contempla una situazione che ha una lunga e travagliata storia. Si narra di un’antica nobiltà, di una specie di popolazione privilegiata che godeva di supremazia rispetto alla gente comune tanto da avere dai governi il riconoscimento della naturale cultura tradizionale, anche il diritto a sostanziose sovvenzioni che ne provocavano un progressivo miglioramento sia economico nel modo di viver spostandosi fa una località all’altra.

Ai nostri giorni le cose sono profondamente cambiate ed i campi nomadi esistenti in Italia non godono affatto di pregi anzi riscuotono il disprezzo generale perché, cessata e dimenticata l’antica nobiltà, nessuno riesce a capire come facciano a vivere con le loro potenti automobili senza esercitare, almeno a quanto è dato di sapere, di alcuna delle professioni o dei mestieri oggi diffusi. Si dice abbiano delle particolari abilità nello svolgere determinati lavori manuali, ma non si vede ombra di questa attività. Si dice anche che molti zingari rivestano posti importanti in varie industrie che vanno per la maggiore in Italia dove operano con grande capacità ed intelligenza ma anche in questo campo tutto è molto fumoso, incerto. Quello che preoccupa la gente comune sono i bambini quali, a quanto si conosce, non frequentano scuole di nessun tipo accumulando solo la cultura propria dei rom.

Poiché a dir male tutti siamo tutti molto bravi, il pensiero comune è che gli zingari vivano solo di piccoli o grandi furti. È chiaro che anche tale situazione non può corrispondere a verità ma, nell’insieme questo è ciò che risulta all’autore di questo racconto.

IL FURTO DEL CAPITALE TRSPORTATO DALLA POLIZIA

Ad un certo punto al capo zingaro del nostro campo rom, giunge notizia di un trasporto di notevole capitale in contanti da parte della locale polizia.

Gli zingari riescono in breve a conoscere bene la via che devono fare le due macchine della polizia con il denaro. Lasciata l’autostrada devono percorrere una via comunale con poco traffico nella quale è possibile tentare di rubare il ricco malloppo di denaro contante. Allo scopo preparano una vecchia automobile regolarmente intestata ad uno di loro per incendiarla in un adatto punto della strada un po’ prima dell’arrivo della polizia. Appiccato l’incendio in due quando vedono arrivare le due auto della polizia urlano aiuto , aiuto cercando di far uscire tutti quattro i poliziotti dalle due auto. Infatti, alla vista dell’incendio, accorrono subito i due che erano di scorta mentre gli altri due dell’auto con i soldi restano in macchina. Gli zingari urlando “ la macchina, la mia macchina” e chiedono a gran voce anche agli altri due di dare una mano e lo fanno con tanto affanno da farli sentire imbarazzati nell’assistere all’incendio senza fare nulla tanto da indurli a scendere anche loro dalla automobile nella quale si trova il denaro da trasportare ed andare vicino a quella incendiata per dare soccorso.

In quel minuto di panico improvviso due zingari che prima erano nascosti dietro gli arbusti si avvicinano per aprire il cofano. Stanno ben attenti di stare piegati in basso in modo da non essere visti dai poliziotti intenti a domare l’incendio. Si scoprirà dopo che uno dei due era proprio un esperto di chiavi in quanto nella sua lunga esperienza di scassi aveva studiato le tipologie possibili riuscendo a trovare presto quella adatta tra tutte quelle di un grande mazzo delle stesse in sue mani.

Così è accaduto : i due aprono rapidamente il portabagagli della macchina e rubano il malloppo senza che nessuno si accorga. Siamo in aperta campagna e non accorre nessuno vedere cosa sta succedendo. I due fuggono a piedi attraverso i campi fino a raggiungere la loro auto lasciata in una viuzza parallela all’altra via. Quindi con il malloppo fanno ritorno in macchina al campo zingari di base.

Per l’auto incendiata non c’è più niente da fare e arde nella maniera più completa. A quel punto i quattro poliziotti pensano di riprendere il loro viaggio ma prima di farlo chiamano una pattuglia di polizia che arriva dopo un quarto d’ora per rilevare i dati del proprietario dell’auto bruciata e dell’altro presente all’incendio. A questo punto i quattro riprendono il loro viaggio senza pensare minimamente che qualcuno abbia potuto manomettere il portabagagli in quanto durante l’incendio avevano osservato in continuazione l’auto con i soldi senza vedere nulla, di strano.

LA POLIZIA SCOPRE IL FURTO

Se ne accorgono solo all’arrivo a destinazione. A questo punto la polizia ha in mano solo i dati anagrafici del due che hanno assistito all’incendio dell’auto e che fanno parte del campo nomadi di cui si è spiegato. Tutto appare legale: la persona era veramente proprietaria dell’auto e nessuno dei due ha pendenze di sorta con la giustizia. La polizia però è convinta che si tratti, come è di fatto nella realtà, di una tresca ben organizzata da chi dirige il centro zingari. Quello che stupisce è l’apertura del cofano dell’automobile effettuata così velocemente.

Le ricerche non sono affatto facili perché in teoria gli zingari sono nomadi e non esiste presso il centro nomadi stesso, né presso il comune l’elenco aggiornato di coloro che vi risiedono stabilmente.

Quello che la polizia riesce a fare è interrogare tutti gli zingari per sentire se conoscono il fatto dell’incendio della automobile ma, logicamente tutti dichiarano di no saperne nulla. D’altra parte dell’auto non è rimasto nulla da cui poter capire qualcosa.

Resta però il fatto che uno dei personaggi presenti all’incendio della vettura è presunto complice di tutta la vicenda del furto avendo dei rapporti con uno zingaro che prima di quel momento non c’entrava per nulla con l’incendio e quindi con la presunta vicenda del furto.

Infatti l’automobile incendiata era stata venduta da questo nuovo personaggio.

Chiaramente la polizia è sulle tracce degli autori del furto i quali non possono che far parte del gruppo di zingari. Risulta certo che colui che ha venduto l’automobile poi incendiata ha a che fare con il furto ma come provarlo?

La cosa da fare è verificare tutto ciò che il personaggio possiede o adopera a cominciare dalla sua attuale automobile e dalla sua abitazione. Dalle perquisizioni dell’abitazione si scopre un grande mazzo di chiavi che insospettiscono. Cominciano a tempestare di domande sull’uso di quelle chiavi e porgendo delle domande trabocchetto sono riusciti a capire che si trattava di un esperto di chiavi

Convinti che in quel grande mazzo vi sia la soluzione si comincia a chiedersi dove possa sussistere un collegamento con il furto ed il punto appare chiaro : per il furto del denaro è stato aperto il cofano con delle chiavi non restava che provare il mazzo nella serratura dell’auto della polizia. Il mazzo viene requisito. Per la prova è stato necessario tentare chiave per chiave costringendo all’impiego di un lungo tempo, cosa che contrastava con la velocità effettiva del furto ma comunque dalla prova è risultato che una chiave tra le molte del mazzo apriva bene il cofano stesso.

A quel punto non restava che porre delle affermazioni precise, accertato che quelle chiavi sono state adoperate per il furto. Messo alle strette il malfattore si dimostra un esperto di chiavi. Risulta chiaramente che egli era in grado di scegliere tipologia per tipologia ed in tempo brevissimo scoprire quella che andava bene . Questo fatto convince che egli era necessariamente la persona presente al furto perché l’elemento importante era la rapidità di apertura del cofano della vettura senza danneggiarlo. Da qui una sicura presenza dell’esperto in chiavi.

Ormai si capisce che questi sta per cedere e spiegare tutto alla polizia.

L’UNICO TESTE DISPONIBILE VIENE SSASSINATO

La polizia insiste : ormai è accertato che egli era presente al furto anzi ne costituiva la parte essenziale di apertura del cofano. Detto questo non gli resta che confessare. Insistono molto su questo tema e il personaggio comincia a vacillare e ad un certo punto scoppia : ma voi non sapete che se i miei colleghi hanno solo il dubbio che io confessi la partecipazione al malfatto, basterebbe soltanto il dubbio ed egli entro 24 ore sarebbe assassinato! Questa è la regola inconfutabile, certa. Quello che è successo il giorno stesso ha, per quanto spiegato, la regola della normalità: Durante la notte il personaggio è stato accoltellato ed il mattino dopo è stato trovato morto nel suo letto.

A questo punto, oltre al fatto increscioso di tale morte, risulta anche che la polizia no ha più nulla in mano per definire il fatto.

Intervenuta la apposita squadra di sicurezza che segue i delitti, ha interrogato tutti gli zingari senza ottenere alcuna informazione. Tutti dichiarano di non aver visto e sentito nulla nella notte. Nello stesso tempo l’assassinio forniva la prova lampante che era presso il campo rom da proseguire nelle indagini per scoprire gli autori del furto essendo ora ineccepibile che gli autori del furto del denaro contante facesse o parte del campo rom. Ma non ci sono elementi per provarlo.

LE NUOVE RICERCHE CHE PORTANO ALLA SOLUZIONE

Per la continuazione delle ricerche è necessario agire all’esterno del campo. Si passa quindi all’esame delle possibilità di utilizzazione del capitale rubato da parte dei rom stessi . il malloppo è costituito da banconote di valore elevato ( 200 e 500 euro). Le banconote da 500 euro poi ritirate mantengono il loro valore). La polizia distribuisce avviso a tutti gli esercizi della zona di porre attenzione ad eventuali clienti con banconote da 200 o 500 euro. In caso farsi dare carta identità e fare fotocopia.

I malfattori sono al corrente di questo particolare e si muniscono di carte di identità contraffatte onde poter cominciare a spendere almeno le banconote da 200 euro.

Si recano in un grande supermercato lontano e fanno una modesta spesa pagando con la banconota da 200 euro e facendosi dare il resto, ovviamente in contanti. La cassiera si fa dare la carta di identità per farne una copia obbligatoria con le banconote grosse. Sappiamo però che la carta è contraffatta, il supermercato avvisa la banca che è stata pagata una banconota da 200 euro ed consegnano copia della carta identità della persona che ha fatto la spesa. In realtà la carta contraffatta costituisce un grosso errore della banda di malfattori. come accade spesso, anche in questo caso si sono studiate fino al minimo dettaglio le modalità di esecuzione del furto e poi si trascura un elemento base fornendo gli elementi per scoprire interamente le malefatte. Infatti la polizia si accorge subito che si tratta di una carta fatta soltanto per ingannare la cassiera. vi risalta chiaramente che il documento è una fotocopia a colori di una carta d’identità vera sulla quale si era soltanto sostituita la foto ma tutto il resto era rimasto inalterato e quindi portava tutti i dati del documento originale compreso il nome e cognome del vero titolare. In altri termini la carta fasulla serviva solo per dare l’impressione di carta vera e superare quindi l’ostacolo della cassiera del supermercato il cui compito era soltanto quello di fare la fotocopia. Alla polizia invece si presentano ben due possibilità : rintracciare nel campo nomadi due persone importanti come sono quella avente il nome che risulta sulla carta le che effettivamente ha messo a disposizione il proprio documento per la falsificazione ed inoltre trovare la seconda persona e cioè quella che ha speso i 200 euro al supermercato il cui volto era quello risultante dalla foto sulla stessa carta. La ricerca fu abbastanza facile- Una volta rintracciate furono messe alle strette avendo in mano le prove della foto e del nome. Il titolare vero della carta d’identità non presentò alcuna difficoltà e disse il nome della persona che pochi giorni prima gli aveva chiesto il prestito. Oramai gli zingari si trovavano alle strette e non restò loro che consegnare la parte di banconote in loro possesso, spiegare interamente l’accaduto e correndo quindi tutti i rischi dovuti ai processi che ne avrebbero fatto seguito. In questo campo sembra che gli zingari abbiano grande esperienza o, come minimo, che siano abituati a trascorrere in prigione lunghi periodi della loro vita magari a turno onde salvaguardare in pochi il cospicuo resto della compagnia rom

FINE